L’istituto guidato da Carlo Messina ha sorpreso il mercato con risultati al di sopra delle aspettative. I ricavi hanno tenuto, in particolare il margine di interesse a 1.750,0 milioni (-0,6%), i costi hanno dato prova di flessibilità (-2,9% a 2.230,0 milioni) e a livello netto l’istituto ha mostrato un utile di 1.415,0 milioni addirittura in aumento rispetto all’analogo periodo 2019 (+16,4%).
Intesa Sanpaolo archivia un secondo trimestre impegnativo con risultati che attestano la propria capacità di rispondere in modo adeguato e reattivo alle sfide del contesto, in questo caso legate agli effetti della pandemia Covid-19.
L’istituto guidato da Carlo Messina ha registrato un utile netto di 1,4 miliardi, in crescita di oltre il 16% rispetto al secondo trimestre 2019 anche grazie alla plusvalenza derivante dalla cessione del ramo di acquiring a Nexi, che ha compensato i maggiori accantonamenti per rettifiche su crediti relative agli impatti futuri attesi dal Coronavirus.
Ma il trimestre è stato impegnativo per Intesa Sanpaolo anche perché ha visto il gruppo lanciare un’offerta pubblica di scambio sui titoli di Banca Ubi, operazione che si è conclusa con successo e in seguito alla quale nascerà il settimo istituto di credito europeo per ricavi.
Nel mese di maggio Intesa Sanpaolo ha inoltre realizzato inoltre un’importante operazione di rafforzamento nello strategico settore assicurativo, grazie all’acquisizione della compagnia RBM salute, leader italiano nel settore delle polizze sanitarie. Un segmento in crescita anche alla luce della crisi sanitaria che ha evidenziato l’importanza della protezione e della copertura dei rischi.
L’emergenza Covid-19 ha visto il gruppo Intesa Sanpaolo attivo con numerose iniziative per contrastare gli effetti della pandemia. Tra queste oltre 100 milioni di donazioni di sostegno delle strutture sanitarie, la destinazione di 125 milioni del fondo impact alla riduzione del disagio economico la concessione di moratorie e supporto alla liquidità nell’ambito delle norme attuate a favore delle pmi e la disponibilità di 50 miliardi di nuovi crediti a imprese e professionisti per la salvaguardia dell’occupazione e la gestione dei pagamenti durante l’emergenza.
Nella tabella seguente riportiamo il confronto tra i conti economici del secondo trimestre 2020 e 2019 di Banca Intesa Sanpaolo.
Il margine di interesse si è attestato a 4.136,0 milioni, in calo dell’11,5% rispetto ai 4.674,0 milioni del secondo trimestre 2019. La diminuzione è legata soprattutto a minori proventi dell’attività di negoziazione, mentre il margine di interesse ha tenuto bene a 1.750,0 milioni (-0,6% a/a) e le commissioni sono diminuite dell’11,2% a 1.744,0 milioni facendo meglio del previsto.
Nel dettaglio, si registra una contrazione del 9,6% sia delle commissioni da attività bancaria commerciale sia delle commissioni da attività di gestione, intermediazione e consulenza, nel cui ambito l’apporto da intermediazione e collocamento di titoli scende del 13,8%, quello da risparmio gestito dell’8% (con commissioni di performance pari a un milione di euro nel secondo trimestre 2019) e quello da prodotti assicurativi del 7,8%.
Il risultato netto delle attività e passività finanziarie valutate al fair value è pari a 263 milioni, più che dimezzato (-58,3%) rispetto ai 634,0 milioni dell’analogo periodo 2019. La componente relativa alla clientela diminuisce a 94 milioni dai 136 milioni dell’analogo periodo 2019, quella di capital markets registra un saldo negativo pari a 85 milioni rispetto a un saldo positivo pari 65 milioni, quella dell’attività di trading e tesoreria scende a 242 milioni da 427 milioni e quella dei prodotti strutturati di credito registra un saldo positivo di 12 milioni rispetto ai 7 milioni del secondo trimestre 2019.
Le altre attività (+20,7% a/a a 379,0 milioni) sono relative per la quasi totalità al business assicurativo cresciuto a 367 milioni dai 304 milioni del secondo trimestre 2019 (+20,7%).
I costi operativi ammontano a 2.230 milioni in calo del 2,9% rispetto ai 2.296 milioni del corrispondente trimestre 2019, a seguito di una diminuzione del 2,7% per le spese del personale e del 6,7% per le spese amministrative e di un aumento del 6% per gli ammortamenti.
Conseguentemente, il risultato della gestione operativa ammonta a 1.906 milioni, in diminuzione del 19,8% rispetto ai 2.378 milioni del secondo trimestre 2019. Il cost/income ratio nel secondo trimestre 2020 è pari al 53,9%, rispetto al 44% del primo trimestre 2020 e al 49,1% del secondo trimestre 2019.
Le rettifiche di valore nette su crediti sono pari a 1.398 milioni in crescita dai 554 milioni del secondo trimestre 2019, e includono circa 880 milioni per i futuri impatti di COVID-19, di cui circa 730 milioni a copertura generica su crediti in bonis e circa 150 milioni a copertura specifica su crediti deteriorati.
L’ammontare di altri accantonamenti netti e rettifiche di valore nette su altre attività registra una ripresa netta pari a 262 milioni (conseguente alla ripresa, con riallocazione a rettifiche nette su crediti, dei circa 300 milioni di accantonamenti a fondi rischi e oneri per COVID-19 effettuati nel precedente trimestre), rispetto ai 37 milioni del secondo trimestre 2019.
Gli altri proventi netti registrano un saldo negativo pari a 21 milioni di euro, (positivi per un milione nel secondo trimestre 2019), mentre la voce altri accantonamenti e poste straordinarie risulta positiva per 1.396 milioni, contro un saldo negativo di 15 milioni nel 2Q19, grazie alla plusvalenza pari a 1.110 milioni derivante dalla cessione dell’attività di acquiring a Nexi.
Il risultato corrente lordo è pari a 1.883 milioni (+4% rispetto al secondo trimestre 2019).
Dopo imposte sul reddito per 313 milioni di euro (-4%), oneri di integrazione e incentivazione all’esodo per 35 milioni, oneri derivanti dall’allocazione dei costi di acquisizione per 24 milioni, tributi ed altri oneri riguardanti il sistema bancario per 86 milioni e minorities per 10 milioni, l’utile netto si è fissato a 1.415 milioni in aumento del 16,4% rispetto ai 1.216 milioni del secondo trimestre 2019.