Banca Finnat ha chiuso il primo semestre 2020 con un margine di intermediazione pari a 32,5 milioni (-7,7% a/a), al cui interno le componenti core hanno mostrato una dinamica contrapposta. Il periodo si è chiuso in utile per 2,1 milioni (-52,2% rispetto al primo semestre 2019).
Nel primo semestre 2020 Banca Finnat ha registrato una crescita del margine di interesse e una riduzione delle commissioni nette, risentendo delle minori commissioni derivanti dal conferimento del ramo d’azienda da parte della controllata Investire Sgr a Redo Sgr.
L’utile netto è risultato in calo rispetto al periodo di confronto, in seguito al fatto che la crisi economica generata dall’epidemia Covid-19 ha indotto la banca ad adottare un aggiornamento dello scenario macroeconomico ai fini della determinazione delle perdite attese sulle attività finanziarie.
Il modello statistico ha recepito le previsioni al ribasso della crescita sia per l’economia globale che, in particolare, per l’Italia. Ne è derivato un incremento pari a circa 1 milione degli accantonamenti collettivi sui crediti in bonis verso la clientela rispetto a quanto si sarebbe registrato senza tale aggiornamento.
Il margine di intermediazione si è fissato a 32,5 milioni (-7,7% rispetto al primo semestre 2019).
Il margine di interesse è salito a 8,3 milioni (+6,3% su base annua), mentre le commissioni nette sono calate a 23,4 milioni (-9,1% su base annua), risentendo di minori commissioni, per 1,5 milioni, derivanti dal conferimento del ramo d’azienda da parte della controllata Investire Sgr a Redo Sgr. Estremamente positiva è risultata, invece, la crescita delle commissioni di negoziazione riferibili a Banca Finnat (+29%).
I costi operativi sono scesi a 25,5 milioni (-6,2% a/a), al cui interno i costi del personale sono calati a 17,5 milioni (-9% rispetto ai primi sei mesi del 2019), mentre gli altri oneri sono rimasti stabili a 8 milioni.
Le dinamiche sopra descritte hanno portato a un risultato lordo di gestione pari a 7 milioni (-12,9% rispetto al periodo di confronto) e, dopo rettifiche su crediti per 1,8 milioni dopo suddetta extra rettifica di 1 milioni a seguito dell’aggiornamento dello scenario macroeconomico (i primi sei mesi del 2019 erano stati impattati da riprese di valore per 0,7 milioni), il risultato netto di gestione si è fissato a 5,2 milioni (-40,7% a/a) e l’utile netto a 2,1 milioni (-52,2% rispetto al primo semestre 2019).
Dal lato patrimoniale, al 30 giungo 2020 gli impieghi sono pari a 1.866 milioni (-6,4% rispetto a fine 2019), al cui interno i crediti verso la clientela si fissano a 1.352 milioni (-7,1% rispetto al 31 dicembre 2019).
La raccolta ammonta a 1.676 milioni (-7,7% rispetto a fine 2019), al cui interno quella da clientela è pari a 1.665 milioni (-7% rispetto al 31 dicembre 2018).
Sul fronte della solidità patrimoniale, a fine giugno il CET1 si attesta al 35,7% (31,6% al 31 dicembre 2019).
In un contesto caratterizzato dall’avvento di una crisi economica senza precedenti,
nonostante le incertezze connesse alla possibile evoluzione della pandemia, il gruppo ha
provveduto a rivedere le stime inerenti il risultato dell’esercizio prevedendo un risultato
consolidato 2020 comunque positivo e superiore a quello dell’esercizio 2019.
Sotto il profilo patrimoniale, la dotazione di capitale, la solida posizione di liquidità e la qualità degli attivi del gruppo consentono di affrontare la crisi con relativa tranquillità.