Mps – Pesano le svalutazioni nel 2Q20

L’istituto senese ha archiviato il secondo trimestre con una perdita di 845 milioni legata all’impatto di poste non operative (384 milioni) e all’adeguamento del valore delle imposte differite attive (476 milioni). Tuttavia anche l’incremento delle rettifiche su crediti dovuto alle previsioni dell’impatto per il Covid-19 pesa sui margini.

Risultati ancora in perdita per Mps, nel secondo trimestre 2020. Questa volta a tingere in rosso per 845,2 milioni il conto economico dell’istituto toscano sono la revisione del valore delle imposte differite attive per 476 milioni, a cui si aggiungono voci non operative negative per 384 milioni, nonché un incremento delle rettifiche su crediti legato al Covid-19.

Certo per una banca che, come Mps, è impegnata in un faticoso percorso per risollevare i propri conti secondo il piano di salvataggio concordato con le autorità europee, l’emergenza sanitaria rappresenta quella difficoltà di mercato aggiuntiva che è difficile da assorbire, come dimostra il fatto che l’incremento delle rettifiche portato dalla pandemia abbia spinto il risultato netto di gestione nuovamente in territorio negativo per 18,5 milioni.

Tuttavia, la banca sottolinea che dal punto di vista commerciale ci sono diversi segnali positivi e che da giugno, con il venire meno delle restrizioni legate alla pandemia, si evidenzia una buona ripresa dell’attività legata al ripristino della piena operatività delle filiali.

Anche la raccolta mostra un andamento favorevole sia per quanto riguarda i conti correnti e i depositi a tempo, aumentati di 4,6 miliardi da inizio anno, sia per i prodotti del wealth management che hanno registrato flussi netti positivi per 5,4 miliardi, in linea con il primo semestre 2019, nonostante i tre mesi di chiusura. Bene anche i mutui cresciuti del 33%.

Nella tabella seguente riportiamo il confronto tra i conti economici del secondo trimestre 2020 e 2019 di Mps.

Il margine di intermediazione si è attestato a 723,2 milioni, in calo del 7,6% rispetto al secondo trimestre 2019. Ancora in diminuzione il margine di interesse (-20,9% a 319,8 milioni) per il persistere delle pressioni sui tassi attivi e a causa dei costi dei collocamenti obbligazionari di inizio anno, nonostante la crescita complessiva di 0,7 miliardi dei volumi medi di impiego.

Le commissioni hanno registrato una contrazione del 10,8% rispetto all’analogo periodo 2019 a 324,4 miliardi, a causa del forte rallentamento dell’operatività della rete commerciale nei mesi di aprile e maggio, che ha determinato minori commissioni dai collocamenti di prodotti di risparmio gestito e dai servizi legati al credito.

In crescita i ricavi da attività di trading aumentati del 31,5% a 65,6 grazie anche all’ottimizzazione del portafoglio di titoli governativi. Gli altri ricavi sono risultati positivi per 13,4 milioni (rispetto al dato negativo per 35,5 milioni nel secondo trimestre 2019), sostenuti dai proventi della partecipazione in AXA-MPS.

In calo i costi, scesi del 7% a 536,9 milione grazie a una diminuzione dell’1,7% del costo del lavoro a 351,2 milioni, accompagnata da una contrazione del 15,6% degli altri costi operativi a 185,7 milioni.

Il risultato lordo di gestione si è così fissato a 186,3 milioni (-9,2% a/a), una cifra non sufficiente per assorbire le rettifiche su crediti più che raddoppiate a 204,8 milioni.

Un incremento del costo del credito che porta in rosso il risultato netto di gestione per 18,5 milioni, contro il dato positivo per 118,4 milioni del secondo trimestre 2019.

La voce altri accantonamenti e poste straordinarie peggiora a un saldo negativo per 388,1 milioni dal dato, sempre negativo, di 48,1 milioni del secondo trimestre 2019, poiché include accantonamenti al fondo rischi e oneri per 357 milioni, riconducibili principalmente a rischi legali e ai rischi connessi ad accordi contrattuali.

La voce imposte sul reddito è infine negativa per 437,6 milioni (contro i 34,4 positivi nel 1° semestre 2019) imputabile quasi esclusivamente alla revisione del valore delle attività per imposte anticipate (DTA) iscritte in bilancio, operata in virtù dell’aggiornamento delle stime interne pluriennali (2020-2024) dei valori economici e patrimoniali effettuato per tener conto dell’evoluzione dello scenario macroeconomico delineatasi in seguito alla pandemia.

Tali dinamiche portano nel secondo trimestre a una perdita netta per il gruppo Mps pari a 845,2 milioni, contro i utile di 65,2 milioni archiviato nell’analogo periodo dell’anno precedente.