Mps – Titolo sugli scudi (+4%) dopo l’ok della BCE al progetto di scissione

Mps in spolvero dopo il via libera definitivo della BCE al progetto di scissione di 8,1 miliardi di crediti deteriorati a favore di AMCO. Intorno alle 10:00 il titolo segna uno scatto del 4% a 1,49 euro, mentre l’indice di settore guadagna l’1,2 per cento.

Ora la banca può avviare di fatto l’iter dell’operazione, che come primo passo vedrà l’approvazione da parte dell’assemblea che, come riporta Il Sole 24 Ore, dovrebbe svolgersi nei primi giorni di ottobre. L’approvazione di fatto è scontata, poiché il Tesoro detiene il 68,2% del capitale.

La Vigilanza ha posto dei paletti per dare l’ok al progetto di scissione. Innanzitutto, prima della data della scissione, la banca dovrà procedere con l’emissione, a condizioni di mercato, di strumenti Tier2 per almeno 250 milioni. La BCE ha chiesto che a sottoscrivere il bond a condizioni di mercato siano investitori privati, ma al contempo ha anche dato il via libera affinché il bond possa essere sottoscritto da una società pubblica. Il Mef sta già lavorando ad un decreto hoc, che potrebbe essere approvato a breve.

La Vigilanza ha poi richiesto l’emissione di strumenti aggiuntivi Additional Tier1 per ripristinare i requisiti patrimoniali. Tali strumenti, che secondo indiscrezioni di mercato dovrebbero aggirarsi intorno ai 700 milioni, potranno essere sottoscritti fino al 70% (nei limiti dei fondi pubblici accantonati) dal Tesoro e per almeno il 30% dovranno finire nelle mani di investitori privati.

Mps deve fornire alla BCE, prima della data di efficacia della scissione, almeno tre “comfort
letters”, emesse da diverse banche d’investimento non oltre 20 giorni di calendario prima
della data di esecuzione della scissione, confermando che, secondo le rispettive analisi e
stime, la banca sarebbe ragionevolmente in grado di far sottoscrivere da investitori privati
almeno il 30% dell’importo degli strumenti Tier1 aggiuntivi potenzialmente emessi.

L’operazione, che dovrebbe essere finalizzata entro fine anno, farebbe scendere l’Npl ratio lordo al 4,3% e agevolerebbe il percorso di uscita del Tesoro dal capitale dell’istituto, atteso entro il 2021 secondo gli accordi con le autorità europee.