Economia Circolare in Europa, sviluppo disomogeneo nonostante gli importanti benefici

Lo studio “Circular Europe. Come gestire con successo la transizione da un mondo lineare a uno circolare”, realizzato da Fondazione Enel e The European House – Ambrosetti in collaborazione con Enel ed Enel X, analizza lo stato dell’arte dell’Economia Circolare in Europa e stima i benefici economici, sociali e ambientali associati alla transizione verso un modello di sviluppo circolare.

Lo studio elabora un Circular Economy Scoreboard che utilizza una metodologia multilivello per fornire un’immagine esaustiva del grado di circolarità di ogni Paese. Contiene 23 metriche quantitative comparabili e 10 indicatori principali per i 27 Paesi dell’UE e per il Regno Unito, dedicando particolare attenzione a Italia, Romania e Spagna.

La ricerca mostra che, ad oggi, l’Unione europea presenta risultati eterogenei in termini di transizione verso l’Economia Circolare, nonostante il recente Green Deal europeo e il relativo Circular Economy Action Plan abbiano stabilito nuovi e più ambiziosi obiettivi per l’Unione in relazione alla transizione verso modelli circolari: Italia e Spagna dimostrano un livello di sviluppo medio-alto, mentre la Romania si colloca agli ultimi posti della classifica.

Per misurare la performance nel corso del tempo, il Circular Economy Scoreboard è stato analizzato lungo un arco temporale di 5 anni. La Romania ha mostrato un miglioramento elevato nel corso dell’ultimo quinquennio, la Spagna un progresso intermedio mentre l’Italia si è mossa più lentamente nella transizione verso un modello circolare.

L’analisi del “grado di circolarità” dei 27 Paesi dell’Unione europea e del Regno Unito è stata integrata con una survey che ha interpellato 300 business leader europei circa la necessità di intervenire a vantaggio di modelli circolari all’interno delle loro aziende. Il 95% del campione considera l’Economia Circolare una scelta strategica per la propria azienda. Tuttavia, la maggior parte degli intervistati ritiene che il proprio Paese non sia pronto per affrontare la sfida dell’Economia Circolare, principalmente a causa di incertezza circa la creazione di valore (43,6%) e mancanza di competenze (35,9%).

Lo studio è arricchito dalla valutazione quantitativa dei benefici socio-economici e ambientali dell’Economia Circolare.

Lo studio mostra come, nel 2018, l’Economia Circolare è correlata a 300-380 miliardi di PIL in Europa, a 27-29 miliardi in Italia, a 10-12 miliardi in Romania e 33-35 miliardi in Spagna. Allo stesso tempo, l’Economia Circolare è legata a circa 200.000 posti di lavoro in Italia, 20.000 in Romania, 350.000 in Spagna e fino a 2,5 milioni in Europa sempre nel 2018. Stimato anche un effetto sugli investimenti di 8-9 miliardi in Italia, 1-2 miliardi in Romania, 9-11 miliardi in Spagna e un impatto complessivo di 90-110 miliardi nell’Unione Europea nel 2018.

Oltre a essere vantaggiosa in termini economici, la circolarità genera contemporaneamente importanti benefici ambientali. Tra i diversi effetti positivi, si evidenzia che il passaggio da materiali primari a secondari consenta di ridurre notevolmente le emissioni di gas serra (GHG): considerando 4 materiali (ferro, alluminio, zinco e piombo), la riduzione media delle emissioni di GHG/kg di materiale prodotto è pari al 73,5%. Inoltre, un aumento della penetrazione delle fonti rinnovabili nella produzione energetica del 1% riduce le GHG fino a 72,6 milioni di tonnellate di CO2 equivalente in Europa e 6,3 in Italia (~50% delle emissioni annuali di gas serra nel Comune di Roma).

Nonostante gli svariati vantaggi della transizione verso l’Economia Circolare, il passaggio dal modello di sviluppo lineare a quello circolare deve tenere conto di alcune criticità.

In quest’ottica, il Rapporto suggerisce 10 aree di intervento, con specifiche azioni di policy, al fine di far fronte alle sfide e coglierne i benefici in modo efficace:

  • definire strategie nazionali per gli Stati Membri dell’UE per uno sviluppo economico
    circolare;
  • ridefinire la governance dell’Economia Circolare per supportare una transizione a 360° in tutti i settori;
  • fare leva sulla legislazione per promuovere la transizione circolare;
  • creare condizioni di competitività rispetto alle soluzioni non circolari;
  • utilizzare la finanza come una leva per promuovere la R&D e le buone pratiche in ambito di Economia Circolare;
  • affrontare la mancanza di una definizione chiara e di metriche omogenee ed esaustive;
  • trasformare i modelli di business che generano rifiuti in modelli circolari;
  • promuovere misure trasversali e di coordinamento per tutti i settori interessati dalla transizione verso l’Economia Circolare;
  • fare leva sull’Economia Circolare per ripensare le città e gli spazi urbani;
  • promuovere la cultura e la consapevolezza circa i vantaggi derivanti dall’Economia Circolare.

Per Francesco Starace, CEO e General Manager di Enel, “Puntare allo sviluppo di un’Economia Circolare rappresenta una straordinaria opportunità per rendere l’Europa più competitiva, modernizzandone l’economia, rivitalizzando l’industria e creando al contempo occupazione attraverso una crescita sostenibile e duratura”.