Mps – Pronta la bozza del decreto sulla privatizzazione

Il Ministero dell’Economia avrebbe pronta la bozza del decreto messo a punto nell’ottica di definire il percorso di privatizzazione di Mps, di cui detiene il 68,2% del capitale. Gli accordi con le autorità europee prevedono l’uscita dal capitale entro il 2021 da parte del Tesoro.

Secondo quanto riporta La Repubblica, suddetto decreto dovrà ricevere il via libera del Consiglio dei Ministri, con il premier Giuseppe Conte che si sarebbe preso qualche giorno per esaminare i dettagli.

Il quotidiano aggiunge che, secondo quanto riportato nella bozza, “è autorizzata la dismissione della partecipazione in una o più fasi, mediante modalità e tecniche di vendita in uso sui mercati, attraverso il ricorso singolo o congiunto a un’offerta di vendita rivolta al pubblico dei risparmiatori in Italia, ivi compresi i dipendenti del gruppo, e/o a investitori istituzionali italiani e internazionali ad una trattativa diretta da realizzare attraverso procedure competitive trasparenti e non discriminatorie, ad una o più operazioni straordinarie, ivi inclusa un’operazione di fusione”.

Propedeutico alla privatizzazione è il progetto di scissione di 8,1 miliardi di crediti deteriorati a favore di AMCO, che ha appena ricevuto il via libera della BCE soggetto ad alcune condizioni. L’operazione dovrebbe concludersi entro fine 2020, con l’assemblea chiamata ad approvarla il prossimo 4 ottobre.

Per ripristinare i requisiti patrimoniali a causa degli impatti della scissione, la banca ha già emesso un bond Tier2 da 300 milioni sottoscritto da investitori istituzionali, a cui dovranno aggiungersi strumenti Additional Tier1, che secondo rumor di mercato dovrebbero aggirarsi sui 7-800 milioni. Questi ultimi potranno essere sottoscritti fino al 70% dal Tesoro (nel limite dei fondi pubblici accantonati) e per almeno il 30% da investitori privati.

Mps deve fornire alla BCE, prima della data di efficacia della scissione, almeno tre “comfort
letters”, emesse da diverse banche d’investimento non oltre 20 giorni di calendario prima
della data di esecuzione della scissione, confermando che, secondo le rispettive analisi e
stime, la banca sarebbe ragionevolmente in grado di far sottoscrivere da investitori privati
almeno il 30% dell’importo degli strumenti Tier1 aggiuntivi potenzialmente emessi.

Intorno alle 11:00 a Piazza Affari il titolo guadagna lo 0,1% a 1,42 euro, mentre l’indice di settore cede l’1,2 per cento.