SICIT Group ha archiviato il primo semestre 2020 con numeri decisamente positivi da un punto di vista sia economico che patrimoniale.
“Risultati di cui è difficile non essere soddisfatti, in epoca di Covid, avendo registrato una crescita del 9,4% dei ricavi consolidati, rispetto al primo semestre 2019, oltre ad un +9,5% dell’EBITDA adjusted e del 14,5% dell’utile netto”, esordisce così Massimo Neresini, CEO di SICIT Group, in un’intervista rilasciata a Market Insight.
E aggiunge, “nonostante la pandemia e il lock-down, abbiamo continuato le nostre attività produttive e distributive senza interruzioni, nel pieno rispetto delle normative, ponendoci quale punto di riferimento per dipendenti e partner. SICIT, infatti, è una realtà che ha dimostrato negli anni la propria capacità di adattamento e, grazie alla disponibilità e alle competenze del proprio personale operativo, è stata in grado di reagire prontamente alle difficili situazioni che il mondo intero ha vissuto in questo primo semestre del 2020”.
Più in generale, spiega l’AD,“il Gruppo ha visto la crescita dei ricavi e del relativo margine industriale parzialmente compensata dai maggiori costi una tantum legati al passaggio allo STAR e a quelli dipendenti dall’adeguamento della struttura di governance post-quotazione; oltre che dai maggiori costi produttivi (personale e ammortamenti) in parte sostenuti per garantire continuità operativa ai clienti anche nei mesi di lock-down. Il tutto, tuttavia, si è calato in una dinamica di performance in crescita”.
Da ricordare poi, sottolinea Neresini, “che il Covid ha certamente influito. I prodotti per l’agricoltura, strutturalmente in crescita (+ € 3,5 milioni, +19,4%) hanno probabilmente beneficiato di un ‘effetto accaparramento’ nel primo trimestre da parte di una clientela che legittimamente ha temuto che ci potessimo dover fermare, per poi ritornare al livello di normalità; mentre i ritardanti hanno risentito soprattutto nel secondo trimestre della temporanea chiusura di alcuni clienti internazionali (produttori di gesso e cartongesso), a causa del lock-down”.
“Infine, i servizi di ritiro dei residui della concia, come pure la correlata produzione di grasso animale, sono risultati inferiori alle attese, stante la temporanea chiusura delle principali concerie del distretto di Vicenza, nel periodo di marzo-aprile.Quanto ai costi, abbiamo registrato un piccolo aumento dei costi di approvvigionamento delle materie prime e di messa in sicurezza, legati alla crisi sanitaria”.
“Guardando ai prossimi mesi”, afferma il CEO, “per il 2020, l’attuale scenario legato agli effetti economici e sociali del Covid e l’incertezza sugli sviluppi futuri in Italia e nei Paesi in cui opera il Gruppo, rendono difficile prevedere gli impatti della pandemia sull’esercizio in corso”.
“Ciò detto, sulla base di un previsto graduale ritorno ad una normalità operativa, tanto dei clienti, quanto dei fornitori, i riscontri ricevuti dalla clientela ci confortano in merito alla possibilità di raggiungere sostanzialmente gli obiettivi economico-finanziari di crescita definiti per l’anno in corso. A maggior ragione poiché il livello di interesse nei confronti dei nostri prodotti sta comunque manifestando, nel periodo di riferimento, un trend positivo, soprattutto per quanto riguarda i biostimolanti per l’agricoltura”.
Per gli anni a venire, continua Neresini,“ci aspettiamo di beneficiare di una domanda strutturalmente in crescita, raccogliendo i frutti degli importanti investimenti proseguiti nel corso del primo semestre 2020, come negli anni precedenti, finalizzati all’efficientamento dei processi e dei prodotti e all’ampliamento della capacità produttiva. Tra questi, merita segnalare:
- l’ampliamento dei laboratori agronomico, chimico e di controllo qualità, per migliorare e potenziare l’attività di ricerca e sviluppo di nuovi prodotti, e controllo qualitativo al fianco dei propri clienti
- l’ampliamento del parco cisterne e dei nuovi magazzini per assicurare maggiore flessibilità ed efficacia nella risposta alla crescente domanda dei clienti
- l’avvenuta messa a regime dell’impianto per la produzione di idrolizzato proteico dalla trasformazione del pelo animale, sottoprodotto di risulta delle concerie
- l’avvio dell’operatività per il nuovo impianto di raffinazione e ri-esterificazione del grasso animale al fine di ottenere un biofuel di elevata qualità e dunque a più elevato valore aggiunto”.
E non è tutto, in quanto, sottolinea l’AD, “a questi si deve aggiungere l’intenzione di accelerare – Covid permettendo – il processo per l’apertura di uno stabilimento produttivo in Cina, nonché la possibilità – cui prestiamo sempre la massima attenzione – di fare ricorso anche a potenziali acquisizioni esterne o a partnership con altri gruppi industriali”.
Infine, conclude Neresini, “merita ricordare, una volta di più, che il 30 giugno 2020, SICIT ha effettuato l’affrancamento dei valori contabili attribuiti al marchio e all’avviamento emersi in sede di fusione. Il pagamento della relativa imposta sostitutiva è stato pari a circa € 3,7 milioni e consentirà di dedurre fiscalmente, nelle future dichiarazioni dei redditi, gli ammortamenti delle sopracitate attività, con un beneficio fiscale lordo complessivo, nell’arco di 5 anni, pari a circa € 6,5 milioni, a beneficio del reddito netto e dei dividendi”.