IEG – Strategie di Ibridizzazione digitale e internazionalizzazione nel futuro del gruppo fieristico

“Entrare in una realtà come Italian Exhibition Group è stata una piacevole sorpresa. È un’azienda che può vantare un modello di business molto simile a quello dei quartieri fieristici tedeschi, nel senso che la stragrande maggioranza delle manifestazioni fieristiche ospitate nei centri di Rimini e Vicenza sono di proprietà del gruppo. Questo significa avere una padronanza e un controllo strategico maggiore dei propri prodotti e consente di fare operazioni di internazionalizzazione molto più marcate”.

Sono queste le parole con cui Corrado Peraboni, CEO di Italian Exhibition Group dallo scorso dicembre, ha sintetizzato a Market Insight l’ingresso nel gruppo quotato a Piazza Affari, una realtà definita dal manager, “molto diversa dalle precedenti esperienze e che sin dalla sua costituzione ha avuto un’imprinting all’organizzazione di manifestazione proprie, rimasto nel suo DNA”.

L’ingresso del nuovo amministratore delegato dal profondo background fieristico è sostanzialmente coinciso con lo strepitoso avvio del 2020, spinto dai successi messi a segno da SIGEP e VicenzaOro January. Le due manifestazioni più importanti del gruppo hanno permesso di chiudere il primo semestre in utile, insieme alle misure prontamente adottate per contrastare gli effetti di una crisi sanitaria senza precedenti, nonostante l’inevitabile fermo delle attività a partire dalla fine di febbraio.

Peraboni si è soffermato in merito sulle prospettive future dei prossimi anni sottolineando come ora “lo sforzo del management dei quartieri fieristici e degli enti organizzatori dovrà essere quello di saper distinguere le conseguenze che tale pandemia lascerà per un breve periodo, da quegli aspetti che diventeranno invece un elemento stabile nei prossimi anni. Personalmente credo che a partire dal 2021 vi sarà una decisa ripresa delle manifestazioni fieristiche ma che la previsione fatta dall’unione delle fiere internazionali, di un ritorno ai livelli del 2019 solo nel 2023, sia al tempo stesso reale”.

Molto più interessante, prosegue l’amministratore delegato, “sarà cercare di capire come cambierà il modo di fare business, con riferimento all’ibridazione delle manifestazioni fieristiche fisiche, e come la minore propensione ai viaggi a lungo raggio da parte dei visitatori modificherà il nostro marketing, oltre a tarare di conseguenza la portata geografica delle manifestazioni che saranno svolte in Italia: una sfida fatta di visione e lungimiranza, dove sicuramente occorrerà anche una buona dose di fortuna”.

“Credo che una delle tendenze dei prossimi anni vedrà gli espositori viaggiare di più rispetto ai buyer, spingendo gli operatori a organizzare eventi ibridi poiché la visitazione internazionale di lungo raggio sarà carente per lungo tempo e potrà essere raggiunta attraverso l’ibridazione digitale. Il nostro compito in qualità di organizzatori sarà quello di essere in grado di portare i propri clienti, e quindi gli espositori che si rivolgono alle nostre aziende, sui mercati più lontani”.

“Una sfida tecnologica ma anche strategica per individuare quei mercati caratterizzati da promettenti tassi di crescita per i rispettivi settori”, prosegue e conclude l’amministratore delegato, ribadendo ancora l’importanza dell’aspetto organizzativo per i players nazionali che “dovranno necessariamente internazionalizzarsi ed essere in grado di operare su mercati molto distanti con prodotti declinati di volta in volta nelle relative aree di riferimento, apportando profonde novità e cambiamenti al proprio interno”.