Carige – Perdita netta di 97,8 mln nel periodo febbraio-giugno 2020

Il cda Carige ha approvato i risultati consolidati al 30 giugno 2020. La comunicazione odierna, di fatto la prima di carattere strettamente finanziario della gestione ordinaria ripresa il 1° febbraio 2020 al termine del periodo di commissariamento disposto
dalla BCE il 2 gennaio 2019 e terminato lo scorso 31 gennaio.

I risultati sono stati divulgati a valle dell’approvazione del bilancio dell’esercizio di amministrazione straordinaria da parte della BCE.

“Nei primi mesi della gestione ordinaria, alla prevedibile delicatezza del riavvio dell’operatività del gruppo, si sono aggiunte le evidenti criticità derivanti dal contesto
pandemico, riverberatesi sull’economia reale e di riflesso sui conti economici di tutto il
sistema bancario, in termini di minori ricavi e maggiori svalutazioni sui crediti”, spiega una nota.

“I maggiori oneri sostenuti per fronteggiare la situazione straordinaria non hanno invece impedito il pieno controllo dei costi operativi”, aggiunge la nota.

Creval ha archiviato il periodo febbraio-giugno con un margine di intermediazione pari a 148,8 milioni.

Il margine di interesse si è fissato a 47,9 milioni e incorpora gli effetti delle articolate azioni di de-risking che hanno ulteriormente accelerato il downsizing di cui è stato oggetto il gruppo, con una flessione degli impieghi a clientela.

Le commissioni nette sono ammontate a 82,2 milioni e hanno risentito della dinamica
della contrazione delle componenti relative al collocamento di prodotti di terzi e in quelle legate all’operatività; quest’ultima è strettamente legata alla peculiare situazione indotta dal confinamento connesso alla pandemia Covid-19.

Gli oneri operativi si sono attestate a 160,6 milioni, a ulteriore conferma del downsizing cui è stato sottoposto il gruppo, accompagnato dalla rigorosa e continua politica di controllo della spesa, che si riflettono in una costante riduzione della base costi.

Tali dinamiche hanno portato a un risultato lordo di gestione negativo per 11,9 milioni.

Il periodo si è chiuso con una perdita netta di 97,8 milioni (+8,4 milioni nel primo trimestre 2019), dopo avere contabilizzato rettifiche su crediti verso clientela per 52,5 milioni,  inclusi 25,1 milioni di impairment addizionale sul portafoglio crediti performing (23 milioni) e non (2 milioni), legato alla previsioni di perdita attesa di scenari macroeconomici IFRS 9 stressati, in connessione alla pandemia.

A livello patrimoniale, al 30 giugno 2020 gli impieghi alla clientela ammontano a 12,6 miliardi, a seguito della cessione parziale ad AMCO ed accollo ad una newco con rientro in bonis della parte restante dei crediti vantati nei confronti del gruppo Messina, mentre raccolta diretta da clientela si fissa a 12,4 miliardi.

I crediti deteriorati lordi per cassa alla clientela ammontano a 0,7 miliardi (0,3 miliardi al netto delle rettifiche di valore), beneficiando delle operazioni di de-risking effettuate nel periodo, con conseguente calo dell’Npe ratio lordo al 5,5% e dell’Npe ratio netto al 2,9 per cento.

Tali ratio sono destinati a migliorare ulteriormente in conseguenza della prevista cessione ad AMCO di circa 100 milioni di crediti in leasing entro il primo trimestre 2021.

Nel dettaglio, le sofferenze lorde ammontano a 250,9 milioni, (74,4 milioni nette), con un coverage pari al 70,3 per cento. Le inadempienze probabili lorde sono pari a 352,6 milioni, (209,4 milioni netti), con un coverage del 40,6 per cento.

Sul fronte della solidità patrimoniale, a fine giugno il CET1 phased-in si fissa all’11,8%
(12% pro-forma). Tale livello risultano superiore al requisito specifico richiesto dalla BCE (8,55%).

Pur nel quadro delle significative incertezze rilevate, gli amministratori hanno concluso che la banca e il gruppo abbiano la ragionevole aspettativa di continuare la propria esistenza operativa in un futuro prevedibile e di rispettare nel continuo i requisiti prudenziali minimi, anche alla luce della flessibilità concessa dalle Autorità di Vigilanza.

La banca, una volta delineato un quadro più preciso dei possibili effetti prospettici dell’attuale contesto macroeconomico, valuterà la revisione dei target economico-finanziari formulati nel piano pur mantenendone ferme le linee guida strategiche.