Immobiliare – I numeri confermano reazione superiore alle attese, segmento uffici investimenti +10%

Nel terzo trimestre gli investimenti nel settore immobiliare italiano si sono attestati a 2 miliardi, portando a 6 miliardi l’ammontare complessivo raccolto nei primi nove mesi dell’anno.

E’ quanto emerge dall’analisi di Cushman&Wakefield sul settore immobiliare che nel periodo gennaio-settembre ha visto i volumi di investimento subire una contrazione limitata al 20% e mantenersi sostanzialmente stabili sui livelli del 2018.

Il mercato ha infatti reagito meglio di quanto previsto all’inizio della pandemia e i numeri lo confermano, ha sottolineato il responsabile Capital Markets Italia, Carlo Vanini, che ha inoltre ricordato l’esistenza di “un’abbondante liquidità ed un contesto generale di tassi bassi che rendono l’immobiliare un settore appetibile per chi cerca rendimenti”.

Nei primi nove mesi del 2020 il mercato degli uffici si è confermato il settore più attrattivo raccogliendo investimenti in crescita del 10% su base annua e corrispondenti a quasi il 50% dei volumi complessivi registrati dal settore.

Una dinamica positiva per Coima Res, realtà quotata a Piazza Affari che negli ultimi anni ha avviato una strategia volta a concentrare la propria esposizione a Milano (90%) sul segmento uffici (85%), con un 50% del portafoglio dislocato nell’innovativo quartiere di Porta Nuova.

L’analisi di Cushman&Wakefield ha inoltre messo in evidenza il settore della logistica, che ha visto il volume degli investimenti quasi a raddoppiare su base annua a 1 miliardo.

Vanini ha illustrato inoltre come la permanenza dell’incertezza ha spinto gli investitori a “strategie di investimento più difensive che hanno premiato operazioni core/core+ nei settori uffici e logistica e, dall’altro, alla ricerca di una maggiore diversificazione che sta spingendo i volumi degli investimenti in asset class alternative favorendo la nascita del settore residenziale come asset class immobiliare istituzionale”.

L’incertezza ha al tempo stesso contribuito a una forte contrazione dell’hospitality e del retail, che hanno raccolto insieme investimenti per 1,8 miliardi. Secondo quanto indicato da Vanini, gli investitori presentano tuttavia un atteggiamento diverso, mantenendo un forte interesse sull’hospitality mentre l’interesse al retail si mantiene più prudente in quanto legato all’andamento dei fondamentali del settore.