Il premier, Giuseppe Conte, ha apposto la propria firma al decreto che sancisce la scissione di 8,1 miliardi di crediti problematici di Mps, approvata dall’assemblea lo scorso 4 ottobre, e che di fatto da avvio alla fase conclusiva che dovrebbe portare alla privatizzazione della banca senese.
Lo si apprende da Il Sole 24 Ore, aggiungendo che suddetto decreto è stato predisposto dal Mef, primo azionista di Mps con il 68,2% del capitale, già da settembre, e che nei giorni scorsi erano state completate le formalità tecniche al Ministero dello Sviluppo Economico.
Sulla base degli accordi attuali con le autorità europee, l’uscita del Tesoro dal capitale dovrà essere effettuata entro il primo semestre 2022, quando l’assemblea sarà chiamata ad approvare il bilancio 2021.
Nei giorni scorsi erano circolati rumor secondo cui il Governo avrebbe potuto richiedere alla Commissione UE una proroga delle tempistiche a causa dell’attuale scenario macroeconomico impattato dal Covid-19, ma secondo il quotidiano il Tesoro non ha preso in considerazione l’idea.
Il decreto prevede tre opzioni per la privatizzazione di Mps: la fusione con un altra banca, l’offerta (anche frazionata) del pacchetto azionario in capo al Teso o un’asta. L’istituto si sta avvalendo della consulenza di Mediobanca.
Negli ultimi giorni è stato fatto più volte il nome di UniCredit nell’ottica di una potenziale aggregazione, anche alla luce della nomina dell’ex ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, come presidente designato, in quanto profondo conoscitore della questione Mps.
Tuttavia, recentemente il Ceo di UniCredit, Jean Pierre Mustier, ha ribadito che la banca non è interessata a operazione di M&A.
Nel frattempo, Mps sta lavorando in vista dell’emissione di un bond Tier1, che secondo indiscrezioni dovrebbe aggirarsi sui 700 milioni, per ripristinare i requisiti patrimoniali e fare fronte alle condizioni poste dalla BCE per dare il via libera alla scissione dei suddetti crediti deteriorati. Tale bond dovrà essere sottoscritto fino al 70% (nel limite dei fondi pubblici accantonati) dal Tesoro e per almeno il 30% da investitori privati.
La banca senese ha già emesso un bond Tier2 da 300 milioni per rafforzare la propria posizione patrimoniale.
Intorno alle 10:00 a Piazza Affari il titolo cede l’1,7% a 1,14 euro, mentre l’indice di settore sale dello 0,6 per cento.