La recrudescenza del virus, associata alla mancanza di un accordo bipartisan sull’approvazione di un nuovo pacchetto di stimolo all’economia, si aggiunge alla debolezza dei listini europei spingendo i tre indici principali tutti sotto la media mobile a cinquanta giorni.
Malgrado un recupero nell’ultime due ore di contrattazione di circa un punto percentuale, gli indici si appesantiscono evitando tuttavia un crollo ben più pesante.
Il Nasdaq riesce a contenere il ribasso al -1,6%, mentre lo S&P500 cede l’1,9%, il Russell 2000 il 2,2% ed il Dow Jones il 2,3%.
Vola il VIX (+15%) che sale oltre quota 30 punti a 32,5 dopo un balzo intraday fino a 33,7 (+20%).
Tutti gli undici settori dello S&P500 hanno chiuso in rosso, con l’energia (-3%) la più penalizzata.
I comparti più venduti sono stati anche quelli più danneggiati economicamente dal diffondersi del virus, quali crociere, compagnie aeree e sale da gioco.
Rendimenti obbligazionari in calo grazie al “flight to safety” verso i bond. Il decennale governativo cede quattro punti base tornando allo 0,8%.
Calo contenuto per i metalli con quelli preziosi che chiudono praticamente invariati ed il rame che cede oltre un punto percentuale. Ancora in crescita il gas naturale che registra ormai un apprezzamento del 100% rispetto ai minimi storici dello scorso anno.
Seduta più pesante, invece, per il petrolio (-3%) che risente della dichiarazione OPEC di un calo strutturale della domanda. Il prezzo del greggio chiude a 38,5 dollari al barile.
Dollaro in rafforzamento a 1,182 nei confronti della moneta unica mentre la lira turca sfonda quota otto nei confronti del biglietto verde siglando l’ennesimo minimo storico a 8,08, in scia alle tensioni tra il leader locale Erdogan con Macron e la Merkel sulla gestione della popolazione musulmana in Europa.
























