Forte rimbalzo per Mps a Piazza Affari. Il titolo è fermo in asta di volatilità dalle 09:50 con un rialzo teorico dell’8% a 1,12 euro, mentre l’indice di settore sale dell’1,6 per cento.
Il tutto dopo che nel week end sono tornati in auge i rumor di M&A per la banca senese, parlando di un’accelerazione. In base agli accordi con le autorità europee, il Tesoro dovrebbe privatizzare la banca entro la primavera del 2022, in concomitanza con l’approvazione del bilancio 2021.
“Stiamo lavorando e abbiamo lavorato per rafforzare questa banca, definendo un percorso di rilancio con la commissione europea che passerà anche per una operazione di fusione con un partner sufficientemente forte da consentirle un futuro”, ha spiegato alla stampa il Roberto Gualtieri, Ministro dell’Economia, aggiungendo che “le incertezze di questi tempi pongono con ancora più urgenza il tema delle aggregazioni bancarie”.
Secondo quanto riportato da Il Sole, il Tesoro, primo azionista di Mps con il 68,2% del capitale, sarebbe pronto a mettere sul tavolo un aumento di capitale da 2-2,5 miliardi per rafforzare il capitale della banca senese e fare fronte ai potenziali rischi legali (in capo alla banca per circa 10 miliardi) e ai costi di integrazione (ipotizzati 6 mila esuberi). Se l’operazione andasse in porto, la quota del Mef si diluirebbe al 5% secondo il giornale.
Inoltre, verrebbero messi a disposizione ulteriori 3 miliardi di crediti fiscali per favorire un’aggregazione.
Tuttavia, dal Mef hanno smentito che sia stata fatta una simile proposta ad un’altra banca per nell’ottica di una fusione con Mps, con le indiscrezioni tornate a concentrarsi su UniCredit. Il Ceo di quest’ultima, Jean Pierre Mustier, recentemente ha ribadito che la banca non è interessata a operazioni di M&A.
Proprio in merito a UniCredit (che intorno alle 10:50 sale dell’1,6% a 6,50 euro) continuano a rincorrersi i rumor sulla separazione tra le attività italiane e quelle estere del gruppo, con queste ultime che ricadrebbero sotto il cappello di una subhoding quotata a Francoforte.
Il tutto viene visto nell’ottica di una potenziale aggregazione tra le attività italiane con Mps, mentre per quelle estere il quotidiano cita un’eventuale fusione con Société Générale o Commerzbank.
L’ipotesi di un’integrazione con Mps viene vista possibile del mercato anche a seguito della recente nomina dell’ex ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, come presidente designato di UniCredit. Padoan conosce molto bene la realtà di Mps per avere gestito la ricapitalizzazione precauzionale con la Commissione UE.
Tornando a Mps, oggi dovrebbe tenersi un nuovo cda straordinario per esaminare le opzioni per rafforzare il patrimonio, anche alla luce della recente decisione di aumentare gli accantonamenti a fronte dei potenziali rischi legali (i rumor parlano di oltre 400 milioni) e dell’imminente scissione di 8,1 miliardi di crediti deteriorati.
In merito a questi ultimi, la banca starebbe lavorando all’emissione di strumenti AT1 da circa 700 milioni, dopo il bond Tier2 da 300 milioni già emesso, per adeguarsi alle richieste della BCE per dare il via libera all’operazione, che fino al 70% (nel decreto Agosto sono stati accantonati 1,5 miliardi per interventi a sostegno dell’istituto) dovranno essere sottoscritti dal Tesoro e per almeno il 30% dai privati.
Un quadro più chiaro lo si potrebbe avere il 5 novembre, quando il board si riunirà per approvare i conti dei primi nove mesi del 2020.