Datalogic ha archiviato i primi nove del 2020 con ricavi in calo del 21,4% (-20,8% a cambi costanti) a 347,1 milioni, una dinamica che ha risentito della contrazione della domanda a causa della pandemia e in misura minore degli effetti mix e prezzo.
A livello di aree geografiche, l’Italia ha registrato un -16,3% a 31,1 milioni e la zona EMEAI (esclusa l’Italia) ha segnato -24,2% a 148,5 milioni. Anche le Americhe evidenziano una contrazione del 27,8% a 112,3 milioni (-26,7% a cambi costanti), mentre i mercati asiatici indicano una crescita del 4,3% a 55,2 milioni (+5,7% a cambi costanti).
L’Ebitda adjusted ammonta a 37,2 milioni, in diminuzione del 47,7% (-45,7% a cambi costanti) e con una marginalità del 10,7% (-570 punti base).
L’Ebit crolla dell’83,6% a 8,2 milioni (-81% a cambi costanti), con il relativo margine al 2,4% (-890 punti base).
Il periodo si è chiuso con un utile netto in forte calo a 4,6 milioni (-88%) rispetto ai 39,7 milioni dei primi nove mesi del 2019, riflettendo anche l’andamento sfavorevole delle differenze di cambio, negative per 4,4 milioni (nel 2019 erano positive per 1,5 milioni).
Dal lato patrimoniale, l’indebitamento finanziario netto è pari a 39,9 milioni, rispetto a 13,4 milioni di disponibilità liquide nette al 31 dicembre 2019.
Per quanto riguarda l’evoluzione prevedibile della gestione, la società evidenzia la graduale ripresa del business registrata in Asia, Europa e America, ma sottolinea l’impossibilità di stimare gli effetti dell’acuirsi della crisi pandemica.
Stando l’attuale livello di incertezza Datalogic prevede per il quarto trimestre una leggera attenuazione del calo del fatturato e il mantenimento della marginalità in linea con i primi nove mesi del 2020.