Oggi dovrebbe riunirsi il cda di Mps per valutare gli impatti della scissione degli Npe a favore di AMCO e dei nuovi accantonamenti decisi per fronteggiare i rischi legali, e le possibili stradi da percorrere per coprire il conseguente deficit di capitale.
Nei giorni scorsi la banca ha spiegato che, “con il pieno supporto dell’azionista di controllo (il Tesoro con il 68,2% del capitale), sta lavorando alla revisione del capital per le iniziative di rafforzamento patrimoniale in corso di valutazione”.
“Il tutto alla luce degli accantonamenti per i rischi legali contabilizzati nel terzo trimestre degli impatti del deal con AMCO e delle future implicazioni del contesto regolare e macroeconomico”, ha aggiunto l’istituto in una nota.
Secondo quanto riporta MF e come già riportato dai rumor delle ultime settimane, il fabbisogno patrimoniale stimato ammonterebbe a circa 2-2,5 miliardi.
Il quotidiano aggiunge che, tra le alternative percorribili per farvi fronte, ci sarebbero il possibile collocamento di un bond AT1 o la potenziale emissione di nuove azioni.
Nel frattempo, Mps continua ad essere al centro dei rumor di M&A, che la accostano principalmente a UniCredit, anche se recentemente il Ceo Jean Pierre Mustier ha ribadito che la banca non è interessata ad aggregazioni.
Tuttavia, varie fonti di stampa riportano che negli ultimi giorni ci sarebbero stati dei progressi dopo la decisione del Governo di introdurre incentivi fiscali per favorire le fusioni e considerando la presenza di Pier Carlo Padoan, presidente designato di UniCredit ed ex ministro dell’Economia, che conosce molto bene la questione Mps. Da ultimo, il Corriere della Sera cita le ipotesi Banco Bpm e Bper, ma si tratta di rumor giornalistici.
Il Governo e il Tesoro sembrano intenzionato ad arrivare alla privatizzazione della banca senese entro il 2021, rispettando così gli accordi presi con le autorità europee.
Intorno alle 10:45 il titolo guadagna lo 0,2% a 1,20 euro, mentre l’indice di settore cede lo 0,4 per cento.