Mercati – I titoli protagonisti del Ftse Mib (da record) a novembre

Ultimo mese da incorniciare per piazza Affari (+22,9%). A novembre il Ftse Mib, insieme agli altri principali listini mondiali, ha letteralmente spiccato il volo sulla scia degli annunci di alcune case farmaceutiche (Pfizer-Biontech, Moderna e AstraZeneca-Oxford) relativi agli ottimi risultati dei loro candidati vaccini contro il Coronavirus nei test delle rispettive fasi finali di sperimentazione, alimentando così le speranze di una forte e duratura ripresa dell’economia a livello globale già dalla prima metà del 2021. A sostenere i mercati azionari internazionali nell’ultimo mese anche l’esito delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti del 3 novembre che hanno visto prevalere il candidato democratico Joe Biden sull’uscente repubblicano Donald Trump, accompagnato dalla scelta da parte del futuro inquilino della Casa Bianca dell’ex-numero uno della Federal Reserve Janet Yellen come nuova segretaria al Tesoro. Senza poi dimenticare la spinta alle Borse mondiali arrivata dalle trimestrali relative al periodo luglio-settembre, che hanno mostrato risultati in forte recupero su base congiunturale e superiori alle stime degli analisti in tutti i settori, ma anche dalla liquidità assicurata dalla politica monetaria ultra-espansiva portata avanti da tutte le principali banche centrali del pianeta. Su questo fronte, l’attenzione degli investitori è rivolta alla riunione del 10 dicembre del Consiglio direttivo della Banca centrale europea e a quella del 16 dello stesso mese del Federal open market committee della Federal Reserve. Rispetto al top del 19 febbraio a 25.483 punti il Ftse Mib rimane sotto del 13,4 per cento.

A novembre, il più importante paniere di piazza Affari si è piazzato al secondo posto in Europa in termini di performance, grazie al contributo di tutti i settori, con in testa il comparto bancario (+31%), quello dell’Oil&Gas (+28,4%), l’assicurativo (+23,6%), l’industriale (+21,5%) e le utilities (+19,3%). Quasi invariato il saldo mensile (+0,5%) del paniere dei titoli attivi nel settore salute e benessere, che ha consolidato i guadagni registrati a ottobre e settembre. A sostenere il rally del mese scorso sono stati, quindi, soprattutto i settori più ciclici, quelli che nelle settimane precedenti erano stati maggiormente penalizzati dalla pandemia, ma che nel nuovo scenario presentano prospettive di recupero più rilevanti. In un contesto europeo di forte risk on, l’Ibex 35 di Madrid (+25,2%) ha guadagnato più del principale paniere equity italiano, mentre hanno reso meno del nostro Ftse Mib il Cac40 di Parigi (+20,1%), l’EuroStoxx 50 (+18,1%), il Dax di Francoforte (+15%), il Ftse 100 di Londra (+12,4%) e lo Smi di Zurigo (+9,3%). A novembre, Wall Street si è lasciata alle spalle le perdite dei due mesi precedenti per conquistare i nuovi massimi storici, con il Dow Jones e il Nasdaq Composite che hanno guadagnato entrambi l’11,8%, seguiti dall’S&P 500 (+10,8%). In Asia, forti acquisti sul Nikkei di Tokyo (+15%), e crescita più contenuta per il CSI 300 di Shenzhen (+5,6%).

Al di fuori dell’azionario, a novembre i prezzi dei futures sul Crude Oil hanno ripreso a correre (+25,9%) dopo la performance mensile negativa di ottobre e di settembre, mentre tra i metalli preziosi, le quotazioni dell’Oro hanno perso terreno (-5,4%), scivolando al di sotto di 1.800 dollari per oncia e registrando così il peggiore declino mensile degli ultimi quattro anni. Sul fronte valutario, a novembre il cambio Eur/Usd si è rafforzato (+2,4%), ritornando a ridosso di 1,20, mentre sul versante dei governativi, lo yield del Btp a 10 anni ha concluso ieri le contrattazioni allo 0,625% rispetto allo 0,758% del 30 ottobre, con il differenziale di rendimento con il Bund di pari durata scivolato a 120 punti base.

Passando all’analisi dei 40 titoli che compongono il paniere delle Big Cap italiane emerge che a novembre ben 38 hanno concluso le contrattazioni su livelli di prezzo superiori a quelli registrati lo scorso 30 ottobre, 1 è rimasto sostanzialmente invariato e solo 1 si è attestato su livelli inferiori. Numeri nettamente migliori rispetto a quelli di ottobre, dato che nel primo mese dell’autunno del 2020 7 avevano portato a casa una performance mensile positiva, ben 30 si erano attestati su livelli di prezzo inferiori a quelli del 30 settembre e 3 erano rimasti invariati.

Il miglior risultato del mese di novembre all’interno del Ftse Mib è stato raggiunto da Tenaris (+59,3%) che ha beneficiato del sopracitato balzo del prezzo del petrolio, ma anche dei conti del periodo luglio-settembre del 2020 e soprattutto delle attese positive per il futuro. Nel dettaglio, i risultati del terzo trimestre del gruppo controllato dalla famiglia Rocca, pur essendo in forte flessione su base annua, sono stati superiori alle attese degli analisti, evidenziando la capacità di limitare l’erosione dei margini grazie a un attento controllo dei costi. Inoltre, l’ottimismo del management di Tenaris per il quarto trimestre dell’anno in corso e per l’intero 2021 ha portato all’annuncio di un acconto sul dividendo, pari a 0,07 dollari statunitensi, che è stato pagato lo scorso 25 novembre.

Alle spalle di Tenaris, lo scorso mese si è posizionato Leonardo (+48,3%) che ha così ridotto la perdita borsistica da inizio al 42 per cento. Il fortissimo recupero di novembre delle quotazioni dei titoli del gruppo guidato da Alessandro Profumo è stato alimentato anche dalle indiscrezioni di stampa (poi confermate dalla stessa società) relative alla possibile valorizzazione della controllata statunitense Drs, attraverso la quotazione o la vendita, senza perderne il controllo. A sostenere i corsi delle azioni a piazza Affari, anche la conferma da parte dei vertici di Leonardo di un obiettivo neutro a livello di free cash flow per il 2020 e di una solida posizione finanziaria, con il portafoglio ordini da 36 miliardi che garantisce una buona visibilità dei ricavi per due anni.

Sul terzo gradino del podio di questa speciale graduatoria di novembre Bper (+44,1%) che, a fine ottobre, ha completato con successo l’aumento di capitale da capitale da 800 milioni di euro finalizzato all’acquisizione da Ubi Banca del gruppo Intesa Sanpaolo di 486 filiali di autonomia contabile e di 134 punti operativi privi di autonomia contabile per un totale di 5.107 risorse umane. Il mese scorso le quotazioni dell’istituto guidato da Alessandro Vandelli sono state in denaro anche per l’ipotesi di una possibile fusione con il Banco Bpm, avanzata dall’amministratore delegato di Unipol (maggiore socio di Bper) una volta completata l’integrazione delle filiali e dei punti operativi rilevati da Ubi Banca.