Bper ancora al centro dei rumor di M&A, con la banca modenese che viene accostata di nuovo a Banco Bpm.
L’ultima indiscrezione in ordine di tempo viene riportata da Reuters, secondo cui i due istituti starebbero ragionando su una possibile fusione alla pari, con l’obiettivo di arrivare a un’intesa nella primavera del 2021. Al momento però si tratta solo di voci, senza nulla di concreto
Le attenzioni del mercato su un potenziale merger Bper-Banco Bpm si sono accese dopo le parole dell’Ad di Unipol (primo azionista di Bper con il 18,9% del capitale), Carlo Cimbri, che in una recente intervista ha affermato che “l’idea di creazione del terzo gruppo bancario italiano attraverso l’aggregazione tra Banco Bpm e Bper è affascinante sia sotto il profilo industriale sia perché si tratterebbe di un grande progetto italiano. Verrebbe a consolidarsi il settore bancario con un gruppo da 300 miliardi di attivi”.
“La banca è interessata a esplorare operazioni di aggregazione con una forte valenza industriale volte a creare valore per gli azionisti” e “in tale ottica accogliamo con piacere le dichiarazioni di Cimbri, Ceo di Unipol, primo azionista di Bper, in relazione a una possibile operazione di consolidamento”, ha affermato in seguito Giuseppe Castagna, Ad di Banco Bpm.
Tuttavia, nei giorni scorsi, Alessandro Vandelli, Ceo di Bper, ha spiegato che la banca per il momento è concentrata sull’acquisizione delle filiali da Intesa Sanpaolo.
“La nostra operazione di crescita richiederà 3-6 mesi per essere completata” e fine alla sua conclusione “appare difficile e complesso, per non dire impossibile, valutarne altre”, ha spiegato il manager.
“Né voglio accelerare né frenare sull’attivita’ di M&A, voglio solo dire che il nostro focus totale è sull’integrazione del ramo di azienda di Ubi Banca per dare il miglior servizio possibile alle realtà che presidieremo”, ha puntualizzato Vandelli, aggiungendo che le affermazioni di Cimbri sono “più uno stimolo che un’indicazione puntuale”.
Intorno alle 10:40 a Piazza Affari il titolo cede il 2,4% a 1,48 euro, scontando alcuni realizzi dopo il recente rally. L’indice di settore lascia sul terreno l’1,2 per cento.