In attesa che nei prossimi mesi entri nel vivo l’Opa volontaria totalitaria interamente cash annunciata da Crédit Agricole Italia lo scorso 23 novembre, il mercato si interroga su come si comporteranno gli azionisti di quest’ultima.
Secondo quanto riporta MF, sarebbe salito a oltre il 16% del capitale i fondi che intenderebbero aderire all’offerta nel caso in cui Crédit Agricole Italia alzasse il corrispettivo offerto, pari a 10,5 euro per azione.
Dall’annuncio il prezzo del titolo si è mantenuto ben al di sopra del corrispettivo proposto; segnale che molti operatori di mercato interpretano come un possibile rilancio. Oggi intorno alle 16:00 a Piazza Affari il titolo guadagna l’1% a 11,69 euro, mentre l’indice di settore viaggia sulla parità.
Ad oggi solo il fondo Algebris di Davide Serra, a cui fa capo il 5,286% del capitale, ha comunicato la propria adesione all’offerta.
Come ricorda la stampa, altri soci istituzionali, Kairos (3%), Hosking Partners (4,72%) e Petrus Adviser (circa il 2%) hanno spiegato di non ritenere l’offerta adeguata, mentre Denis Dumont (a cui fa capo il 5,784% secondo le rilevazioni Consob) non si è ancora espresso in proposito. Nel frattempo, altri fondi hanno fatto il proprio ingresso nel capitale: Samson Rock (4,1%) e Dws Investments (2,8%).
La stessa Crédit Agricole è il già un importante azionista di Creval con il 9,8% del capitale.
In merito al prezzo Giampiero Maioli, Ad di Crédit Agricole Italia, in una recente intervista ha spiegato che “tutto procede nei tempi previsti e siamo fiduciosi di partire con l’offerta entro fine marzo. Continuiamo a ritenerla offerta adeguata per tutti gli stakeholder di Creval, non solo gli azionisti, quindi non intendiamo rivedere il prezzo, che crediamo rifletta gli aspetti della banca e del contesto attuale”.
“Se le azioni consegnate non ci consentissero un buon progetto potremmo rinunciare, senza che cambi la nostra traiettoria in un Paese dove abbiamo 80 miliardi di impieghi e 260 di raccolta”, ha aggiunto il manager.