Primo mese del 2021 in rosso per piazza Affari (-3%). A gennaio il Ftse Mib ha risentito della crisi del governo italiano, ma anche dei ritardi nelle consegne del vaccino Pfizer-Biontech e di quello Moderna a tutti i Paesi dell’Unione Europea, con effetti negativi sulla tempistica della campagna di vaccinazione contro il Covid-19 e, a cascata, sulla ripresa economica nel vecchio Continente. A pesare sull’andamento dei mercati azionari internazionali nel primo mese del 2021 anche le difficoltà della nuova amministrazione Biden nell’ottenere dal Congresso degli Stati Uniti il via libera al maxi piano di stimolo fiscale per ridurre gli effetti negativi della pandemia sull’economia che l’anno scorso ha perso il 2,5% in termini di PIL reale, anche se nel solo quarto trimestre è cresciuta del 4% annualizzato. Indicazioni positive sono arrivate dalle trimestrali pubblicate sulle due sponde dell’Atlantico nelle ultime settimane. A Wall Street, l’earning season è già avanti ed è andata piuttosto bene, mentre in Europa e soprattutto in Italia entrerà nel vivo nei prossimi giorni. In questo contesto, la Banca centrale europea e la Federal Reserve hanno confermato di non avere alcuna intenzione di ridurre l’enorme liquidità assicurata dalle politiche monetarie ultra-espansive portate avanti negli ultimi anni. Rispetto al top del 19 febbraio 2020 a 25.483 punti il Ftse Mib rimane ancora sotto del 15,3 per cento.
A gennaio, il più importante paniere di piazza Affari si è piazzato al sesto posto nel vecchio Continente in termini di performance, zavorrato dalle vendite sulle azioni del comparto industriale (-5%), su quelle del settore bancario (-3,7%) e sui titoli dell’Oil&Gas (-3,4%). Deboli poi le azioni delle compagnie di assicurazione (-2,3%), quelle del settore salute e benessere (-1,4%) e le utilities (-1,4%). In un contesto europeo caratterizzato dal ritorno del risk off, hanno limitato le perdite il Ftse100 di Londra (-0,8%) e lo Smi di Zurigo (-1,1%), mentre hanno sofferto di più l’EuroStoxx 50 (-2%), il Dax di Francoforte (-2,1%) che lo scorso 8 gennaio è comunque riuscito a conquistare il nuovo record storico a 14.131,52 punti, il Cac40 di Parigi (-2,7%), con l’Ibex 35 di Madrid (-3,9%) che è stato l’unico a perdere più del principale paniere equity italiano. A gennaio si è quasi fermata la corsa di Wall Street che nel frattempo ha toccato nuovi massimi assoluti con tutti e tre i principali indici. A guidare le Borse statunitensi ancora il Nasdaq Composite (+1,4%), mentre hanno registrato un saldo mensile negativo l’S&P 500 (-1,1%) e il Dow Jones (-2%). In Asia, bene il CSI 300 di Shenzhen (+2,7%) e crescita molto più contenuta per il Nikkei di Tokyo (+0,8%).
Al di fuori dell’azionario, a gennaio i prezzi dei futures sul Crude Oil hanno proseguito la corsa (+7,6%) iniziata a novembre, allo stesso ritmo del mese precedente. In flessione, invece, le quotazioni dell’Oro (-2,7%) che hanno chiuso poco sotto 1.850 dollari per oncia, mentre sul fronte valutario, a gennaio il cambio Eur/Usd ha perso leggermente terreno (-0,6%). Sul versante dei governativi, le dimissioni del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si sono fatte sentire sullo yield del Btp a 10 anni che ha concluso mercoledì le contrattazioni allo 0,642% rispetto allo 0,541% del 30 dicembre, con il differenziale di rendimento con il Bund di pari durata risalito a 116 punti base.
Passando all’analisi dei 40 titoli che compongono il paniere delle Big Cap italiane emerge che a gennaio 6 hanno concluso le contrattazioni su livelli di prezzo superiori a quelli registrati il 30 dicembre, 1 è rimasto sostanzialmente invariato e ben 33 si sono attestati su livelli inferiori. Numeri decisamente peggiori rispetto a quelli di dicembre, dato che in questo mese 18 avevano portato a casa una performance positiva, 20 si erano attestati su livelli di prezzo inferiori a quelli del 30 novembre e 2 erano rimasti invariati.
A gennaio il risultato migliore all’interno del Ftse Mib è stato raggiunto da STMicroelectronics (+8,9%). Le quotazioni dei titoli del gruppo italo-francese hanno beneficiato di risultati trimestrali superiori alle previsioni degli analisti e di una sostanziale revisione al rialzo della guidance per l’anno in corso, grazie soprattutto all’accelerazione della richiesta di chip nel settore auto che è stata ben maggiore rispetto a quanto anticipato dagli stessi vertici di STMicroelectronics. Sulla base di queste indicazioni diversi analisti hanno alzato le stime su ricavi e utili del biennio 2021-2022 e conseguentemente il target price dei titoli del gruppo guidato da Jean-Marc Chery, con la media dei prezzi obiettivo lievitata a 37,27 da 34,92 euro del 22 gennaio scorso.
Alle spalle del leader europeo dei semiconduttori, lo scorso mese si è posizionata Diasorin (+6,2%) che ha beneficiato dei sopracitati ritardi nella campagna di vaccinazione in Europa a causa della mancata consegna delle dosi promesse a gennaio da Pfizer-Biontech e da Moderna. Sembra così praticamente impossibile da raggiungere l’obiettivo di proteggere il 70% della popolazione italiana entro l’estate, con questo target che potrebbe essere raggiunto a fine 2021 o inizio 2022. Nell’attesa dei numeri del 4° trimestre che saranno comunicati il prossimo 11 marzo dei 14 analisti rilevati dalla piattaforma Bloomberg che coprono le azioni Diasorin, 3 hanno un giudizio positivo, 7 hanno una raccomandazione neutrale e 4 hanno un rating negativo.
Sul terzo gradino del podio di questa speciale graduatoria di gennaio Buzzi Unicem (+4,3%), che ha così recuperato quasi tutta la perdita di dicembre e che stamattina stacca una cedola di 0,75 euro per azione. Per conoscere i risultati del 4° trimestre del 2020 del gruppo di Casale Monferrato bisognerà attendere fino al prossimo 25 marzo, data in cui il management di Buzzi Unicem fornirà anche delle indicazioni sull’andamento della gestione nell’esercizio in corso. Nel frattempo, dei 17 analisti rilevati dalla piattaforma Bloomberg che coprono le azioni del gruppo controllato dalla famiglia Buzzi, 11 hanno un giudizio positivo, 3 hanno una raccomandazione neutrale e 3 hanno un rating negativo. La media dei target price è pari a 24,69 euro.