Credem ha archiviato il 2020 con un margine di intermediazione pari a 1.202,1 milioni (-0,2% a/a).
Il margine finanziario è salito a 493 milioni (+1,7%), mentre quello da servizi è sceso a 709,1 milioni (-1,5%); le commissioni nette sono ammontate a 576,6 milioni (-4,2%). Il contributo dell’attività finanziaria ha raggiunto 54,2 milioni (+48,5%). Il risultato dell’attività assicurativa del ramo vita si è fissato a 54,6 milioni (-3,7%).
Dopo oneri operativi leggermente scesi a 705,5 milioni (-2%), il risultato lordo di gestione si è fissato a 496,6 milioni (+2,4%).
Il periodo si è chiuso con un utile netto di 201,6 milioni (+0,1%), dopo avere contabilizzato rettifiche su crediti salite a 106,3 milioni (63,5 milioni nel periodo di confronto), principalmente per effetto dei 51,9 milioni accantonati a fronte di future possibili maggiori tensioni sulla qualità creditizia a causa degli effetti della pandemia da Covid-19.
A livello patrimoniale, al 31 dicembre 2020 i crediti verso la clientela salgono a 34,4 miliardi (+15,9% rispetto a fine 2019), mentre la raccolta da clientela cresce a 33,1 miliardi (+23,1% rispetto al 31 dicembre 2019).
I crediti deteriorati lordi al 31 dicembre 2020 sono pari a 876,4 milioni (-14,5% rispetto a fine 2019; coverage ratio al 52%), mentre quelli netti si fissano a 420,8 milioni (-14,3% rispetto al 31 dicembre 2019).
Sul fronte della solidità patrimoniale, a fine dicembre 2020 il CET1 si fissa a 15,59% (13,50% al 31 dicembre 2019).
In uno scenario ancora condizionato dagli effetti della pandemia si confermano per il gruppo Credem le principali linee guida della gestione nel medio periodo, rappresentate dal proseguimento di un importante sviluppo commerciale della raccolta e, in particolare, del comparto gestito; dall’ulteriore potenziamento del comparto assicurativo, dall’ulteriore crescita dell’aggregato creditizio e dalla diversificazione e stabilizzazione dei ricavi
A livello organizzativo, il gruppo proseguirà nel processo di revisione del modello di servizio (orientato su omnicanalità e digitalizzazione) e nel potenziamento distributivo e produttivo del business del wealth management (che ha portato tra l’altro alla costituzione del nuovo di Polo Private Banking).