Reno de Medici ha archiviato il 2020 con ricavi in calo del 3,2% a 679,5 milioni, per effetto di una riduzione dei prezzi di vendita rispetto al 2019. Le tonnellate vendute hanno raggiunto le 1.184 mila unità, rispetto alle 1.174 dell’esercizio precedente.
In termini geografici, l’Europa continua a rappresentare il principale mercato del gruppo, con un’incidenza che si attesta al 57% in entrambi gli esercizi (386,7 milioni nel 2020 rispetto a 401,2 milioni nel 2019). L’Italia pesa per il 30% (202 milioni) rispetto al 29% (203,2 milioni) al 31 dicembre 2019. Le vendite verso il resto del mondo si sono attestate al 13% (90,8 milioni) rispetto al 14% (97,2 milioni) del 2019.
L’Ebitda è invece aumentato del 15,8% a 72,4 milioni, con la relativa marginalità al 12,3% (+200 punti base), mentre l’Ebit ha registrato un incremento del 54,4% a 47 milioni beneficiando anche di minori ammortamenti e svalutazioni per 5,1 milioni.
L’Utile Netto del Gruppo è più che raddoppiato a 33,6 milioni rispetto ai 15,6 milioni del 31 dicembre 2019 (+115,1%), riflettendo la positiva performance operativa e i minori oneri finanziari (4,1 milioni) che hanno permesso di assorbire completamente le maggiori imposte sul reddito.
Dal lato patrimoniale, l’indebitamento finanziario netto è pari a 8,9 milioni, in calo di 43,2 milioni rispetto ai 52 milioni al 31 dicembre 2019. Tale decremento o è principalmente dovuto all’elevato livello di EBITDA con un beneficio marginale derivante dalla diminuzione del capitale circolante in seguito alla riduzione di scorte, soprattutto dei prodotti finiti.
Il Gruppo ha effettuato nel corso del 2020 Investimenti tecnici per 21,9 milioni, rispetto ai 29,8 milioni del 2019. Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso gli investimenti sono stati inficiati dall’emergenza Covid-19 con conseguente rallentamento degli stessi dovuto alla limitata mobilità.
Tra i principali investimenti si segnalano la preparazione impasti e l’intervento sulla turbina a gas di Villa S.Lucia e il primo step della nuova caldaia a Santa Giustina. Il 1° Novembre 2020 è avvenuto il primo avvio del nuovo ERP nello stabilimento di Ovaro, mentre prosegue il progetto di implementazione nelle altre società del Gruppo.
Per quanto riguarda l’evoluzione prevedibile della gestione, il management sottolinea la difficoltà di previsioni legata alla seconda ondata dell’emergenza sanitaria.
Il buon andamento dei volumi nel primo semestre, legato anche all’essenzialità dei prodotti forniti, unito all’evoluzione positiva nel terzo trimestre, porta la società ad escludere effetti particolarmente negativi nell’ultima parte dell’anno nonostante permangano elementi di incertezza.
Nel core business dei White Lined Chipboard (WLC), l’outlook a breve termine (primo trimestre 2021) è caratterizzato dalle incertezze derivanti dall’andamento dei prezzi di vendita e dei principali costi variabili. Il primo trimestre 2021 potrebbe quindi essere negativamente inficiato da un più basso livello di valore aggiunto rispetto al 2020, ma che il management conta possa essere recuperato e compensato nel corso dell’anno grazie agli aumenti di prezzo del prodotto finito implementati.