Facebook ha deciso preso la decisione di bloccare la condivisione di link e news per gli utenti e per le pagine in Australia. Dopo la notizia, a Wall Street il titolo a circa dieci minuti dall’apertura cede l’1,4% a 269,77 dollari.
Una presa di posizione inattesa e senza precedenti quella del social network di Mark Zuckerberg, in reazione allo scontro in corso con il governo australiano, che ha da poco dato il via libera a una modifica del Consumer Act 2010 con l’introduzione di un nuovo regolamento che impone alle piattaforme digitali di pagare per la condivisione delle news.
Una proposta di legge su cui si stava discutendo da settimane, e per il quale Facebook ha minacciato ripercussione, come il blocco delle condivisioni di news e articoli. Cosa che si è avverata concretamente.
“La proposta di legge australiana fondamentalmente fraintende la relazione tra la nostra piattaforma e gli editori che la utilizzano per condividere contenuti di notizie. Ci ha lasciato di fronte a una scelta netta: tentare di rispettare una legge che ignora la realtà di questa relazione o smettere di consentire la condivisione di notizie sui nostri servizi in Australia. Con il cuore pesante, scegliamo quest’ultima strada”, si legge in un post ufficiale nella newsroom di Facebook.
Secondo il social network, la decisione del governo australiano è del tutto unilaterale, visto che “lo scambio di valore tra Facebook e gli editori va a favore degli editori e solo nel 2020 Facebook ha generato circa 5,1 miliardi di referral gratuiti a editori australiani per un valore stimato di 407 milioni di dollari australiani”.
“Per Facebook, il guadagno sulle notizie è minimo. Le notizie costituiscono meno del 4% dei contenuti che le persone vedono nel loro feed. Il giornalismo è importante per una società democratica, motivo per cui creiamo strumenti dedicati e gratuiti per supportare le testate giornalistiche di tutto il mondo nell’innovazione dei loro contenuti per il pubblico online”, si legge poi nel post.
“Negli ultimi tre anni abbiamo lavorato con il governo australiano per trovare una soluzione. Abbiamo lavorato a lungo per stabilire regole che incoraggiassero l’innovazione e la collaborazione tra piattaforme digitali e testate giornalistiche. Purtroppo questa legislazione non lo fa. Invece cerca di penalizzare Facebook per i contenuti che non ha richiesto”, aggiunge il post.
“Eravamo pronti a lanciare Facebook News anche Australia, così da aumentare in modo significativo i nostri investimenti con gli editori locali, tuttavia, eravamo preparati a farlo solo con le giuste regole in atto. Ora daremo la priorità agli investimenti in altri Paesi, come parte dei nostri piani di investire in nuovi programmi ed esperienze sulle licenze”, spiega il post.
“Sebbene il governo abbia apportato alcune modifiche, la legge proposta fondamentalmente non riesce a capire come funzionano i nostri servizi. Sfortunatamente, questo significa che le persone e le testate giornalistiche in Australia non possono pubblicare link di notizie e condividere o visualizzare contenuti di notizie australiane e internazionali su Facebook.
A livello globale, anche la pubblicazione e la condivisione di collegamenti a notizie da editori australiani è limitata. Per fare ciò, utilizziamo una combinazione di tecnologie per limitare il contenuto delle notizie e avremo processi per rivedere qualsiasi contenuto che è stato rimosso inavvertitamente”, sottolinea il post.
Scott Morrison, primo ministro australiano, in un post ha classificato le azioni di Facebook “arroganti quanto deludenti. Queste azioni confermeranno solo le preoccupazioni che un numero crescente di Paesi stanno esprimendo sul comportamento delle aziende Big Tech, che pensano di essere superiori ai governi e che le regole non debbano applicarsi a loro”.
Uno studio dell’Università di Canberra del 2020, secondo quanto riportano fonti di stampa, ha scoperto che il 21% degli australiani usa i social media come fonte di notizie principale e il 39% della popolazione utilizza Facebook per ricevere notizie.