Il periodo febbraio-dicembre 2020 della nuova gestione ordinaria di Carige (iniziata il 1° febbraio 2020), sulla base dei dati preliminari, è stato archiviato con un margine di intermediazione pari a 339,6 milioni.
Il margine di interesse è stato pari a 120,1 milioni, mentre le commissioni nette sono ammontate a 186,7 milioni.
L’apporto della gestione finanziaria corrente negli otto mesi si è fissato a 20,9 milioni, a cui contribuiscono in particolare 10,8 milioni di dividendi quasi interamente riferiti alla partecipazione in Banca d’Italia (oggi al 3,414% del capitale).
La gestione finanziaria è ammontata complessivamente a 35,6 milioni includendo la plusvalenza legata alla cessione di titoli di Stato detenuti nel portafoglio HTC (Held To Collect), riclassificata nella gestione
finanziaria non corrente.
Gli oneri operativi si sono attestati a 370,3 milioni, al cui interno le spese per il personale
sono ammontate a 214,7 milioni e le spese amministrative della gestione corrente a 122,3 milioni, di cui 7,9 milioni connessi all’emergenza sanitaria legata alla diffusione della pandemia, parzialmente compensate dai risparmi conseguiti grazie alla rigorosa e continua politica di controllo della spesa.
Tali dinamiche hanno portato a un risultato lordo di gestione negativo per 30,7 milioni.
Le rettifiche di valore nette su crediti verso banche e clientela sono ammontate
a 85,2 milioni e scontano svalutazioni forfettarie incrementali per l’incorporazione degli scenari macroeconomici peggiorativi connessi alla pandemia di Covid-19 per 38 milioni.
Il costo del rischio di credito annualizzato risulta pari a 80 pb (46 pb escludendo le maggiori rettifiche legate al contesto pandemico).
Il margine operativo netto è risultato pertanto negativo per 115,3 milioni.
Gli accantonamenti a fondo rischi, pari a 29,9 milioni, sono riconducibili a potenziali indennizzi che il gruppo potrebbe essere chiamato a sostenere a beneficio dei clienti, per il mancato raggiungimento di target commerciali contrattualizzati e per accantonamenti connessi alle precedenti cessioni di crediti deteriorati.
I tributi e oneri di sistema, unitamente ai canoni DTA, si fissano a complessivi 38,9 milioni, portando ad un risultato lordo ante imposte negativo per 161,1 milioni.
Le imposte sono negative per 25,3 milioni come conseguenza del fatto che la banca ha deciso di non iscrivere a bilancio nuove imposte differite attive (DTA) basate sulla redditività futura; l’impatto negativo di tale politica sul risultato degli undici mesi è stato pari a circa 65 milioni.
Il periodo si è chiuso con una perdita netta di 185,3 milioni.
Dal lato patrimoniale, al 31 dicembre 2020 i crediti verso la clientela lordi, dopo il perfezionamento dell’operazione di de-risking dell’esposizione verso il gruppo Messina e la cessione di un portafoglio di sofferenze nel dicembre 2020, ammontano a 12,5 miliardi. Al netto delle rettifiche di valore (0,5 miliardi) si fissano a 12 miliardi. La raccolta diretta da privati e imprese è pari a 12,8 miliardi.
I crediti deteriorati lordi ammontano a 0,6 miliardi (0,3 miliardi nette, con un coverage ratio al 52,3%). Tali ratio sono destinati a migliorare ulteriormente in conseguenza della cessione ad AMCO di circa 100 milioni lordi di crediti in leasing, di prossima finalizzazione.
Nel dettaglio, le sofferenze lorde si attestano a 277,8 milioni (83,4 milioni nette; coverage ratio al 70%) e le inadempienze probabili a 329,9 milioni (197,9 milioni nette, coverage ratio al 40%).
Sul fronte della solidità patrimoniale, al 31 dicembre 2020 il CET1 ratio phased-in si fissa al 12,8 per cento.