“Il nostro obiettivo, definito dal regolatore, è la business combination. Non abbiamo alcuna ipotesi stand alone e del resto la natura stessa dell’azionista di maggioranza gli preclude una permanenza a lungo termine nel capitale della banca”.
Lo ha affermato in un’intervista a MF Francesco Guido, Ad di Carige, aggiungendo: “Su questo percorso pero’ non ci sentiamo soli; sembra che il consolidamento sia un passaggio obbligato per una parte del sistema bancario italiano e che la crisi sanitaria lo abbia accelerato. Lavorare per rendere efficiente la banca può senza dubbio favorire la business combination”.
Nei giorni scorsi sono circolate indiscrezioni circa le interlocuzioni in corso tra il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) e Cassa Centrale Banca (CCB), azionisti rispettivamente con l’80% e l’8,3% del capitale di Carige, per definire la governance della banca ligure.
Secondo i rumor, il negoziato tra FITD e CCB dovrebbe sbloccarsi entro la prima metà di marzo. CCB detiene un’opzione call per acquistare l’80% attualmente nelle mani dello stesso FITD con scadenza a fine 2021, ed esercitandola arriverebbe a detenere il controllo dell’istituto ligure.
“Con l’azionista di maggioranza abbiamo un dialogo costante. Per quanto riguarda CCB, il gruppo ha preferito mantenere finora un atteggiamento di attesa e quindi non si sono mai sviluppate interlocuzioni con il vertice della banca e con il cda. Non posso peraltro esprimermi sul dialogo in atto tra i due azionisti.
Il mio ruolo è lavorare per la massima efficienza e produttività della banca pur sapendo che il percorso di business combination è una strada obbligata”, ha spiegato in proposito Guido.