Mediobanca – Del Vecchio smentisce di avere un piano comune con Caltagirone

“Non sapevo che Caltagirone stesse comprando azioni Mediobanca. Ci conosciamo e stimiamo da tanto tempo, ma ognuno va per la sua strada in maniera del tutto indipendente”.

Lo ha affermato in un’intervista a La Repubblica Leonardo Del Vecchio, primo azionista della banca di piazzetta Cuccia con il 13,2% (e autorizzato dalla BCE a salire fino al 20% nella logica di un investimento puramente a carattere finanziario).

Lo scorso mercoledì dalle rilevazioni Consob è emerso che Francesco Gaetano Caltagirone è entrato nel capitale di Mediobanca con una quota dell’1,014%, sono cominciati a rincorrersi i rumor su cosa potrebbe avere spinto l’imprenditore a fare questa mossa, anche se l’investimento sembrerebbe avere natura esclusivamente finanziaria.

Secondo quanto riportato da Reuters, la mossa di Caltagirone sarebbe da interpretare con l’obiettivo di rafforzare ulteriormente la presa su Generali, di cui è il secondo socio con il 5,65% del capitale (quota rafforzata di recente) dietro proprio a Mediobanca, primo azionista con il 12,97 per cento.

MF riporta che il blitz di Caltagirone in Mediobanca potrebbe essere visto come un segnale nell’ottica della governance di Generali. Nel 2022, infatti, andrà in scadenza il mandato dell’attuale board della compagnia triestina.

Alcune indiscrezioni hanno riportato di una linea di visione comune con Del Vecchio, terzo socio di Generali con il 4,84% del capitale, ma allo stato attuale i due imprenditori sembrano non avere una linea comune per muoversi in vista del rinnovo del cda di Generali, a cui manca ancora un anno e i primi movimento forse ci saranno a fine 2021.

“L’importante è che le aziende siano ben gestite, crescano e diano un buon ritorno agli azionisti. Mediobanca e Generali sono due aziende di grande potenziale e fino a quando ci saranno i risultati il management non penso abbia nulla da temere”, ha aggiunto Del Vecchio.

Intorno alle 10:00 il titolo cede lo 0,1% a 9 euro, mentre l’indice di settore lascia sul terreno lo 0,6 per cento.