Ennesima giornata sulle montagne russe a Wall Street con gli indici che vanno in direzioni opposte. Il Dow Jones avanza di oltre due punti percentuali, ma chiude con un dell’1%. A tre ore dalla fine elle contrattazioni, l’indice dei trenta titoli principali rompe al rialzo quota 32.000 e mette a segno il nuovo massimo storico, non confermato in chiusura, trascinato dalle big caps non tecnologiche, tra le quali Disney (+5%) che realizza anch’essa il uovo massimo assoluto.
S&P 500 in ribasso dello 0,5%. Ancora in difficoltà il Nasdaq (-2,4%) che continua la sua fase di debolezza e si appoggia di nuovo sulla media a 100 giorni, entrando tuttavia in lieve “bear market” (-10%) dai massimi.
In netta discesa Tesla (-6%), Apple (-4%) la quale scivola al di sotto dei due trilioni di capitalizzazione, Nvidia (-7%), Facebook (-3,3%). Deboli anche Microsoft ed Amazon, la cui discesa sfiora il due per cento.
Russell 2000 in guadagno di mezzo punto percentuale e VIX, invece, sostanzialmente invariato a 25,5 punti ma con ampie bande di oscillazione intraday tra 24 e 28,4.
Mercato obbligazionario ancora in fermento con il rendimento del Tbond che sale di quattro punti base al 1,59%, con un altra punta a 1,62%, massimo della scorsa settimana.
Primo stop tra le materie prime per il petrolio, dopo una corsa che sembrava inarrestabile: l’oro nero sale in mattinata di altri tre punti percentuali fino a 68 dollari al barile e poi chiude in ribasso di oltre due, poco al di sopra dei $65.
Deboli i metalli preziosi ed in particolare l’oro che cede oltre un punto percentuale e scivola sotto i 1.700 dollari l’oncia.
Sul mercato valutario continua il rafforzamento del dollaro: il biglietto verde si erge fino a 1,186 nei confronti della moneta unica.
























