Aquafil ha chiuso il 2020 con ricavi consolidati per 436,6 milioni, in calo del 20,5% rispetto l’esercizio 2019 a causa soprattutto della riduzione della domanda dovuta allo scoppio dalla pandemia.
In particolare, il secondo trimestre ha registrato un calo del 16% del fatturato. Si sottolinea come le quantità vendute sono diminuite del 12%, la differenza rispetto all’andamento dei ricavi è da attribuirsi alla riduzione del prezzo medio di vendita per effetto del calo del prezzo delle materie prime.
Nel dettaglio, l’area EMEA, che pesa il 56,8% dei ricavi, ha subito una riduzione delle vendite del 26%. Tuttavia, ha mostrato segnali di ripresa, chiudendo il quarto trimestre con volumi di vendita a +0,1%. Di pari passo il Nord America (25,5% dei ricavi) che ha perso il 24%. Asia e Oceania (17,3% delle vendite) leggermente meglio con una riduzione del 18,9%.
L’Ebitda del gruppo si assesta a 58,4 milioni, in calo del 15,9% rispetto al 2019. La marginalità è in aumento passando dal 12,6% a 13,4%, grazie ai benefici delle attività di efficientamento avviate nel 2019. Nel quarto trimestre l’Ebitda è aumentato del 26,1% rispetto allo stesso periodo del 2019.
L’Ebit è stato pari a 5,9 milioni, in calo del 66,1%. Il risultato netto d’esercizio risulta pari a 0,6 milioni, in calo del 93,4% rispetto al 2019.
Al 31 dicembre 2020, l’indebitamento è stato di 218,7 milioni, in miglioramento rispetto ai 249,6 milioni del 2019.
Il gruppo si aspetta un recupero del fatturato nel 2021 rispetto al 2020, migliorando sia in termini di volumi che di “sales mix”, ed un miglioramento del rapporto PFN/Ebitda. La società resta comunque cauta data la significativa incertezza e variabilità relativa all’evoluzione della situazione pandemica.
Il CdA, in un’ottica prudenziale, proporrà all’assemblea di non distribuire il dividendo e di destinare l’utile 2020 a riserva.