Cassa Centrale Banca (CCB) avrebbe offerto al Fondo Interbancario di Tutela dei depositi (FITD) il prezzo di simbolico di 1 euro e chiesto 500 milioni in dote per ricapitalizzare Carige. Proposta irricevibile da parte del FITD, che perciò riapre i giochi sulla banca ligure.
L’indiscrezione viene riportata da Il Messaggero, secondo cui il FITD potrebbe tenersi per altri 6-8 mesi l’istituto genovese, per poi aggregarlo a uno dei gruppi che potenzialmente potrebbe formarsi nel caso partisse il consolidamento del settore. Il giornale aggiunge che a breve potrebbe aversi un quadro più chiaro.
Il board di CCB potrebbe riunirsi per prendere una decisione definitiva dopo i colloqui avuti negli ultimi mesi con il FITD, anche attraverso i rispettivi advisor (Pwc e Kpmg) che hanno portato a termine una due diligence dagli esiti divergenti. Il prossimo 17 marzo sono previsti il comitato di gestione e il cda del FITD.
In base agli accordi siglati nell’ambito del salvataggio di Carige, CCB (socio della banca con l’8,3% del capitale) detiene un’opzione di acquisto da esercitare entro fine 2021 sull’80% del capitale in mano al FITD per 304 milioni, dopo lo sconto del 47% rispetto al valore originario.
Il quotidiano aggiunge che, secondo CCB, anche a causa del Covid, gli accordi iniziali non sarebbero più validi e che il deterioramento degli attivi della banca genovese potrebbe condurre la BCE a imporre una nuova ricapitalizzazione, che potrebbe essere nell’ordine dei 500 milioni.
In merito al potenziale beneficio legato alle DTA, pari a 1,2 miliardi, che potrebbero trasformarsi in capitale in caso di fusione, CCB riterrebbe che non possa rappresentare un elemento di compensazione.
Tuttavia, tra il FITD e le grandi banche consorziate, le interlocuzioni stanno portando alla decisione che un prezzo simbolico vada rigettato.