PLC – Schmack Biogas, “insieme per contribuire fattivamente alla lotta contro il climate change”

Poco più di un anno fa il gruppo PLC perfezionava l’acquisizione del 51% di Schmack Biogas S.r.l., entrando così nel mercato italiano ed europeo del biogas e biometano ed ampliando ulteriormente la propria offerta di servizi sulla filiera delle rinnovabili che la vede attiva nel settore eolico, fotovoltaico, idroelettrico, nonché infrastrutture elettriche di alta e altissima tensione ed industriali.

Schmack Biogas – che progetta e realizza impianti biogas e biometano a partire da scarti agricoli e zootecnici e dalla raccolta differenziata della frazione organica del rifiuto solido urbano (FORSU) fornendo anche servizi di manutenzione – nasce oltre 25 anni fa in Germania dall’idea di una famiglia di avicoltori e agricoltori di produrre elettricità utilizzando i residui delle lavorazioni dell’azienda.

Nel 2006, la società tedesca decide di aprire una filiale italiana a Bolzano, un punto di riferimento nella Penisola per l’intera filiera del biogas, che a inizio 2018 diventa italiana a tutti gli effetti attraverso un’operazione di Management Buy Out (MBO) promossa da nuovi azionisti italiani.

Un matrimonio importante, quello tra PLC e la società bolzanina, fondato su solide basi comuni e vedute fortemente coincidenti.

Nicolò Cariboni, Ad di Schmack Biogas

“Entrambe le aziende hanno nelle energie rinnovabili il proprio core business, hanno un desiderio forte di internazionalizzazione e basano sulle attività di Service post-vendita uno dei pilastri della crescita”, esordisce in un’intervista a Market Insight Nicolò Cariboni, Ad di Schmack Biogas insieme a Massimo Rossetto, con il quale è stato fautore del MBO nel 2018.

A ciò si affianca la consapevolezza della delicata questione della lotta ai cambiamenti climatici. Una priorità generazionale, che la pandemia da Covid-19 ha solo parzialmente messo in secondo piano. Le tecnologie core di PLC e Schmack Biogas, sottolinea Cariboni, “ci permettono di unire gli obiettivi di crescita e marginalità, tipici di qualunque azienda, a un fine di più alto livello: quello cioè di contribuire fattivamente ognuno per la propria parte alla lotta contro il climate change”.

Sappiamo bene infatti che “più di un terzo dei fondi del Next Generation EU della Commissione Europea dovranno essere dedicati a progetti green, progetti quindi che favoriscono la transizione energetica”.

E il biometano risponde a questa necessità. E’ “un gas carbon-neutral in quanto la CO2 rilasciata è stata completamente compensata a monte: considerando l’intero ciclo produttivo, ad esempio, l’utilizzo del biometano come carburante al posto del diesel consente di ridurre le emissioni di CO2 del 95% e pressochè azzerare le emissioni di polveri sottili”.

Tornando all’operazione con PLC, sono evidenti i benefici e le sinergie per le due aziende.

Anzitutto, l’Accordo di Investimento siglato con il gruppo multi-tecnologico ha fornito a Schmack Biogas “una dotazione finanziaria che prima non avevamo e che ci permetterà di proseguire il nostro percorso di crescita affrontando con sempre maggiore forza e solidità le sfide del settore in cui operiamo”, spiega il manager.

Concretizzato questo primo fondamentale pilastro, “ora stiamo lavorando all’integrazione ed efficientamento di alcuni servizi corporate”, dopo di che “dovremo dedicarci alla costruzione di una strategia di crescita internazionale da perseguire seguendo una via comune e condividendo le aree geografiche sulle quali investire”.

In questo senso, le idee sono già chiare: entrambe le società infatti sono particolarmente interessate al mercato francese e spagnolo. “Per il settore del biogas e biometano”, chiarisce Cariboni, “la Francia, in particolare modo, è forse il mercato più frizzante insieme all’Italia che ci sia adesso. Qualunque opportunità ci si presenterà oltralpe, sicuramente la porteremo avanti insieme a PLC in fortissima sinergia”.

Peraltro, il matrimonio con PLC si innesta su una realtà che ha fatto molti passi importanti.

“Fino a quando siamo stati una filiale del gruppo tedesco avevamo come focus il mercato italiano, ma una volta portato a termine il MBO, a inizio 2018, ci si è aperto il mondo. Abbiamo subito investito e già costruito due impianti in Grecia, oltreché siglato il contratto per un impianto in Belgio”. E adesso “stiamo portando alla firma un accordo per un nuovo impianto in Francia”.

Più di recente, lo scorso febbraio, “abbiamo avviato Biomethane Invest, una joint venture con il fondo SWIFT, lo SWEN Impact Fund for Transition gestito dal francese SWEN Capital Partners, con l’obiettivo di costruire, ovunque ce ne sia l’opportunità, inizialmente in Italia e successivamente in tutta Europa, il maggiore numero di impianti biogas e biometano”.

E ciò con il chiaro intento “non solo di promuovere queste tecnologie con un indubbio impatto positivo sull’ambiente, ma anche di sostenere le comunità locali laddove gli impianti verranno realizzati”.

Questa jv ha già portato alcuni frutti. “A partire da questa estate – spiega l’Ad – insieme a SWEN, apriremo due cantieri molto importanti in provincia di Caserta, che permetteranno di riciclare annualmente fino a 160mila tonnellate di liquami zootecnici e sostituire 9 milioni di m³ di gas metano di origine fossile, creando anche nuovi posti di lavoro”.

Il tutto consoliderà i numeri di Schmack Biogas. Grazie alla ripresa del regime incentivante con il D.M. 02.03.2018 a sostegno del biometano in Italia, la società bolzanina ha registrato un fatturato in progressiva ripresa. “Sono fiducioso”, dichiara il Ceo, “che il 2021 sarà il vero anno di svolta e che il prossimo triennio sarà caratterizzato da risultati brillanti”.

“Possiamo dire, quindi, di avere il vento in poppa” aggiunge con orgoglio il manager, “nel senso che siamo probabilmente nel posto giusto, al momento giusto, per fare la cosa giusta”. Le difficoltà della pandemia “ci hanno schiuso le porte al Recovery Fund del Next Generation EU che rappresenta un’opportunità epocale da sfruttare appieno, non solo per tornare a fare crescere le nostre economie, ma anche per attuare un vero cambio di paradigma, a iniziare proprio dalla transizione energetica”, conclude Nicolò Cariboni.