La stima “puramente teorica e matematica” del badwill che sarebbe generato dall’acquisizione di Creval ammonta a 1,038 miliardi.
Lo si legge nel documento di offerta redatto da Crédit Agricole Italia, spiegando che si tratta della semplice differenza tra “il patrimonio netto contabile dell’emittente al 31 dicembre 2020, pari a 1,774 miliardi, e la valutazione complessiva e implicita dell’emittente sulla base del corrispettivo dell’Opa, pari a circa 737 milioni”.
Questa valutazione “ha in ogni caso un limitato valore informativo in quanto essa è destinata a subire rettifiche (presumibilmente, secondo le valutazioni dell’offerente, in riduzione) all’esito del processo di due diligence che potrà essere condotto solo dopo il perfezionamento dell’offerta”, aggiunge il documento.
Secondo Crédit Agricole Italia, in seguito alla ‘”due diligence sul portafoglio clientela e crediti” della banca valtellinese potrebbero “eventualmente emergere ulteriori rettifiche su crediti non riflesse nel patrimonio netto”. Questo anche “avuto riguardo all’andamento che il costo del credito” del Creval ha avuto nel 2020, nonostante la pandemia da Covid-19″, spiega il prospetto.
Inoltre, il documento spiega che Crédit Agricole Italia “alla data attuale on è in condizione di stabilire se potrà avvalersi, o meno, dell’applicazione della recente normativa sulle DTA”.
“In ogni caso, il miglioramento del capitale regolamentare ottenibile attraverso l’applicazione delle norme previste dalla Legge di Bilancio 2021 potrebbe essere comunque conseguito, ancorché in un arco temporale più lungo, attraverso il progressivo assorbimento delle DTA in funzione del reddito futuro, senza peraltro che tale assorbimento comporti alcun onere aggiuntivo in capo all’offerente”, sottolinea il documento.