Nel ricorso avanzato lo scorso 3 marzo presso la Corte di Giustizia Europea da Malacalza Investimenti e Vittorio Malacalza, ex soci di riferimento di Carige, viene richiesto un risarcimento danni alla BCE per 875 milioni.
Lo si apprende da fonti di stampa, secondo cui nelle motivazioni si riporta “per comportamenti di BCE, attinenti all’esercizio delle sue funzioni di vigilanza su Carige e consistenti sia in omissioni di interventi doverosi, sia in positive condotte pregiudizievoli”.
Il ricorso rileva in primo luogo “che la Banca Centrale Europea abbia concorso a determinare una rappresentazione della situazione e delle prospettive di Carige, nell’affidamento della quale gli azionisti hanno investito ingenti risorse nell’acquisto di azioni Carige e nella sottoscrizione e versamento di aumenti di capitale”.
Si contesta poi che la Bce “abbia successivamente tale affidamento frustrato con comportamenti e con l’emanazione di provvedimenti contraddittori, impositivi di misure ingiustificate, sproporzionate e anche sotto altri profili illegittimi, che si inscrivono in una condotta complessiva illecita e pregiudizievole”.
I Malacalza hanno visto diluire la loro partecipazione dal 27,5% a sotto il 2% del capitale dopo il salvataggio avvenuto nel 2019.