Mps ha chiuso il primo trimestre 2021 con un margine di intermediazione pari a 823,5 milioni (+12,9% a/a), con il calo del margine del margine di interesse che è stato più che compensato dalla crescita delle altre componenti. Il periodo ha registrato un utile netto di 119,2 milioni (rosso di 238,9 milioni nel primo trimestre 2020), beneficiando del buon controllo dei costi, della discesa delle rettifiche su crediti e del calo degli accantonamenti.
Nel primo trimestre 2021 Mps è riuscita a chiudere in utile grazie alla crescita dei ricavi (con la sola eccezione del margine di interesse in calo), accompagnato dal buon controllo dei costi.
La bottom line ha beneficiato anche della riduzione delle rettifiche su crediti e degli accantonamenti.
Il margine di intermediazione si è fissato a 823,5 milioni (+12,9% a/a), con la riduzione del margine di interesse che è stata più che compensata dalla crescita delle altre componenti.
Il margine di interesse è sceso a 279,6 milioni (-14,5%), per effetto prevalentemente del minore contributo del portafoglio non performing derivante a seguito del deconsolidamento del portafoglio “Hydra M” avvenuto a fine 2020, del maggiore costo della raccolta istituzionale legato alle emissioni effettuate nel secondo semestre 2020, del minore contributo del portafoglio titoli anche a seguito delle vendite realizzate nel corso del 2020 e proseguite nel 2021, del contributo negativo dei derivati di copertura, e dal calo dei rendimenti dell’attivo causato dall’andamento dei tassi di interesse e dalla ricomposizione delle esposizioni con una riduzione delle componenti a vista e breve termine e una crescita della componente a medio/lungo termine.
Il margine di interesse ha beneficiato, invece, del minore costo della raccolta commerciale e degli effetti positivi legati all’accesso alle aste TLTRO3 per complessivi 60 milioni, per quanto parzialmente compensati dal costo dei maggiori depositi presso banche centrali, pari a 27 milioni.
Le commissioni nette sono salite a 372 milioni (+0,6%), a seguito dei maggiori proventi sulla gestione del risparmio (+8,3%), in particolare sul collocamento prodotti, e al miglioramento delle altre commissioni nette, per il venir meno del costo della garanzia statale a seguito del rimborso dei Government-Guaranteed Bonds avvenuto nel corso
del primo trimestre 2020. In calo, invece, le commissioni su credito (-12,3%), per minori
provvigioni su crediti intermediati, e le commissioni da servizi (-6,1%).
I profitti da trading sono saliti a 161,4 milioni (da 27 milioni), grazie al favorevole andamento dei mercati, che invece era stato negativo nel periodo di confronto a causa dell’incertezza innescata dal Covid-19.
Gli altri ricavi, che includono il contributo della jv con Axa nella bancassurance, si sono attestati a 10,5 milioni (+94,4%).
Gli oneri operativi sono risultati pari a 540,3 milioni (-0,7%), al cui interno le spese per il personale sono salite di poco a 360,1 milioni (+1%), nonostante la flessione degli organici (legata, in primis, alle 560 cessazioni per Fondo di Solidarietà registrate tra il 1° novembre 2020 e il 1° gennaio 2021), in relazione agli aumenti contrattuali derivanti dal rinnovo del CCNL e dal venire meno di risparmi conseguenti al mancato rinnovo dell’accordo sindacale.
Gli altri costi sono scesi a 180,2 milioni (-3,8%), grazie alle azioni di saving poste in essere.
Per effetto delle dinamiche sopra descritte, il risultato operativo lordo di gestione si è fissato a 283,2 milioni (+52,8%).
Le rettifiche su crediti sono significativamente calate a 76,7 milioni (-75,6%; il primo trimestre 2020 includeva 193 milioni di extra rettifiche derivanti dal mutato scenario macroeconomico delineatosi con il diffondersi della da pandemia Covid-19). Anche escludendo tale effetto l’aggregato si pone comunque in riduzione rispetto al primo
trimestre 2020, principalmente per il venir meno delle rettifiche sulle posizioni del portafoglio “Hydra M”, deconsolidato a fine 2020.
Il rapporto tra il costo del credito clientela annualizzato ed i finanziamenti clientela al 31 marzo 2021 esprime un tasso di provisioning di 37 pb.
Il risultato netto di gestione, pertanto, si è fissato a 206,5 milioni (-129,1 milioni nel primo trimestre 2020).
La voce accantonamenti e poste straordinarie, pari a 92,4 milioni (-16,2%), ha beneficiato dei minori accantonamenti per rischi legali.
Il periodo si è chiuso con un utile netto di 119,2 milioni (rosso di 238,9 milioni nel primo trimestre 2020), registrando anche un contributo positivo di 6 milioni (2 milioni nei primi tre mesi del 2020) imputabile principalmente alla valutazione delle DTA.
Dal lato patrimoniale, al 31 marzo 2021 i finanziamenti alla clientela ammontano a 82,3 miliardi (-0,5% rispetto a fine 2020), principalmente per la minore operatività in PCT (-1,1 miliardi) e per la crescita dei mutui (+1,6 miliardi). In flessione, invece, i conti correnti (-0,1 miliardi) e gli altri finanziamenti (-0,7 miliardi).
I crediti deteriorati lordi sono pari a 4,1 miliardi (4 miliardi al 31 dicembre 2020, coverage ratio al 47,4%). In particolare, le sofferenze ammontano a 1,5 miliardi (coverage ratio al 64,7%) e le inadempienze probabili a 2,4 miliardi (coverage ratio al 37,5%). I crediti deteriorati netti sono pari a 2,2 miliardi (in linea con fine 2020).
La raccolta diretta si è attestata a 99,1 miliardi (-4,5% rispetto al 31 dicembre 2020), principalmente per la minore operatività in PCT (-3 miliardi) e per il calo dei depositi vincolati (-0,8 miliardi), dei conti correnti (-0,5 miliardi), del comparto obbligazionario (-0,3 miliardi) e delle altre forme di raccolta (-0,1 miliardi).
Dal lato della solidità patrimoniale, a fine marzo 2021 il CET1 phase in si fissa al 12,2% (rispetto al 12,1% di fine 2020), mentre il CET1 fully loaded è pari al 10,4% (9,9% al 31 dicembre 2020).