Mps – Titolo sugli scudi (+4,8%) in scia ai nuovi rumor di M&A, spunta l’ipotesi “spezzatino”

Tra i vari adviser coinvolti nella partita per il futuro di Mps starebbe prendendo corpo l’ipotesi del cosiddetto “spezzatino”, in quanto il deal risulterebbe troppo grande per un singolo acquirente.

L’indiscrezione viene riportati da Il Sole 24 Ore, secondo cui, oltre a UniCredit, da tempo indicata come candidata principale a rilevare la banca senese, l’operazione potrebbe allargarsi a Mediocredito Centrale, Banco Bpm, Bper Banca, fino a Poste Italiane.

In scia ai rumor, intorno alle 10:30 il titolo segna un balzo del 4,8% a 1,26 euro, mentre l’indice di settore sale dello 0,2 per cento.

I potenziali operatori coinvolti sarebbero chiamati a gestire per la propria parte gli asset dell’istituto.

Già nei giorni scorsi erano circolati rumor in tal senso, dato che UniCredit (che viene accostata anche a Banco Bpm) non sarebbe disponibile a rilevare l’istituto toscano da sola.

La banca di piazza Gae Aulenti sarebbe potenzialmente interessata alle aree del Nord Est e alla Toscana, dove la sede storica di Siena potrebbe essere assimilata a una direzione regionale e potrebbe richiedere un aiuto governativo per gestire gli eventuali esuberi.

Le filiali del Sud potrebbero essere rilevate da Mediocredito Centrale, il cui Ad Bernardo Mattarella in un’intervista dei giorni scorsi aveva manifestato un’apertura in tal senso.

Un ipotetico intervento di Bper, secondo il giornale, potrebbe essere attivato facendo scattare il “purchasing method”, facendo leva sul badwill, ossia dell’utile contabile derivante dall’acquisizione a prezzi di favore, come sarebbe nel caso del Mps visto che ha una capitalizzazione ben più bassa del patrimonio netto.

Il Tesoro, primo azionista di Mps con il 64,2% del capitale, in base agli attuali accordi con le autorità europee deve uscire dal capitale entro fine 2021, e potrebbe considerare lo “spezzatino” come alternativa (il tutto potrebbe essere positivo in ottica Antitrust) alla cessione tout court, anche de difficilmente potrebbe dare il via libera un progetto che non dia sufficienti garanzie sul piano industriale e sociale.

Non bisogna poi dimenticare l’incentivo legato alla trasformazione delle Dta in crediti di imposta, con i benefici che in teoria potrebbero essere suddivisi proporzionalmente agli asset rilevati dalle singole entità bancarie coinvolte nel progetto.