Mercati Usa – Cedono nell’ultima seduta

Wall Street cerca di stringere i denti e di mantenere le posizioni in presenza delle pressioni sul dollaro, bond e gran parte delle materie prime, in scia all’incertezza generata in seguito alla riunione della Federal Reserve di metà settimana.

Il Nasdaq (-0,9%) continua a mostrare da giorni la maggiore forza relativa e, dopo una partenza in lieve calo, cede anch’esso nel finale, ma risulta l’indice con la migliore performance tra i quattro principali che chiudono tuttavia tutti molto vicini ai minimi intraday, in virtù del peggioramento nelle ultime due ore di contrattazione.

Il listino tecnologico riesce comunque a mantenere la soglia dei 14.000 punti rimanendo a poco più dell’uno per cento dal massimo assoluto che ha tentato di ritoccare proprio nella prima parte della precedente ottava.

Più marcate invece le perdite degli altri listini dallo S&P500 che arretra del 1,3%, al Dow Jones (-1,6%) ed al Russell 2000 (-2,2%).

Il bilancio della scorsa ottava vede il Dow Jones in calo del 3,45%, la peggiore performance da gennaio, lo S&P500 del due per cento interrompendo una striscia di tre settimane consecutive di crescita ed il Nasdaq in discesa solo dello 0,3%, ma per la prima volta in discesa dopo cinque settimane positive.

Esplode la volatilità con il VIX che guadagna oltre il sedici per cento scavalcando il muro dei 20 punti, terminando a 20,7 dopo aver siglato un massimo a 21,05.

Scendono sensibilmente i rendimenti obbligazionari con la scadenza decennale che scivola di sette punti base al 1,44%, in una sorta di “flight to safety” dall’equity verso i bond.

Tra le materie prime rimbalzo deciso di quelle agricole con mais, frumento e soia che salgono tra i tre e di cinque punti percentuali. Fallisce, invece, nel finale il tentativo di recupero dei metalli preziosi che chiudono invariati dopo un’iniziale partenza in rialzo tra il punto (oro) ed i due punti percentuali (argento). Ancora in calo sia il rame che il palladio, entrambi di oltre l’uno per cento.

Ancora forte invece il petrolio che termina in guadagno dello 0,5% a 71,5 dollari al barile.

Sul mercato valutario non si arresta l’apprezzamento del dollaro che si spinge fino a 1,1865 nei confronti della moneta unica.