Mps – Proseguono i rumor sulla privatizzazione

Gli esiti dello stress test, che verranno resi noti il prossimo 30 luglio, potrebbero rappresentare un elemento cruciale per la privatizzazione di Mps, di cui il Tesoro è il primo azionista con il 64,2% del capitale.

Lo si apprende da MF, secondo cui l’iter che dovrebbe portare il MEF di uscire dal capitale rischia di frenare dopo l’accelerata tentata nell’ultimo mese a causa delle perplessità di alcuni degli operatori che si starebbe cercando di coinvolgere.

Il giornale riporta ancora l’ipotesi secondo cui il Tesoro starebbe ragionando su una cessione in due fasi. In un primo step il MEF venderebbe in blocco la propria quota in blocco a un unico player privato che, successivamente, cederebbe alcuni perimetri di attività, anche per fare fronte alle possibili richieste dell’Antitrust (e rendere il potenziale deal più agevole).

Se la procedura di exit dovesse subire un significativo rallentamento, il Governo potrebbe tornare a considerare la possibilità di rinviare la privatizzazione nel secondo semestre 2022 (gli attuali accordi prevedono l’uscita entro fine 2021).

Tuttavia, una simile eventualità richiederebbe un negoziato con le autorità europee, per il cui avvio potrebbe giocare un ruolo importante il risultato dello stress test.

Se l’esito mettesse in luce che la banca può continuare a camminare con le proprie gambe, l’ipotesi di poter andare avanti su base stand alone, seppur in maniera provvisoria, potrebbe prendere corpo. Al contrario, se dalla simulazione venisse fuori un rilevante deficit di capitale, l’uscita del Tesoro dal capitale resterebbe l’opzione principale.

Intorno alle 10:10 a Piazza Affari il titolo guadagna l’1,9% a 1,18 euro, mentre l’indice di settore sale dell’1 per cento.