Il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD), primo azionista di Carige con l’80% del capitale, starebbe ragionando sulla possibilità di rinviare la cessione di tale quota all’autunno a inizio 2022.
Lo si apprende da MF, secondo cui ad oggi la situazione è in stand by poiché non si intravvedono potenziali compratori all’orizzonte.
A giugno è stata aperta la data room (con il supporto degli advisor Kpmg e Deutsche Bank), a cui, secondo quanto riporta il quotidiano avrebbero avuto accesso Banco Bpm e Credem e alcuni fondi di private equity (Bain, Centerbridge e Apollo). Inoltre, si sarebbero tenuti incontri interlocutori con Bper e Crédit Agricole.
In base agli accordi presi con la Vigilanza (e in linea con quanto previsto dallo statuto), il FITD dovrebbe dismettere la quota entro fine 2021.
Un eventuale proroga del termine potrebbe far perdere al potenziale compratore la possibilità di trasformare le Dta in crediti di imposta, che vale per le fusioni approvate dai cda entro il 31 dicembre 2021 secondo quanto previsto da un recente decreto del Governo. Nel caso di Carige potrebbe valere 1,3 miliardi.
L’incertezza sulla cessione di suddetta quota è iniziata a metà dello scorso marzo, quando Cassa Centrale Banca, entrata come socio industriale nell’ambito del salvataggio della banca ligure avvenuto nel 2019 con 8,34% del capitale, ha comunicato l’intenzione di non rilevare più la partecipazione in mano al FITD (per cui disponeva di un’opzione call) a causa “dell’aleatorietà della pandemia sul mercato, la sua imprevedibile evoluzione e i rischi connessi a questo eccezionale scenario”.