Carige – Guido: “La business combination si farà, importante la riammissione in Borsa”

Un operatore con cui realizzare una business combination con Carige si troverà, anche se al momento non si ha idea di chi potrebbe essere.

Lo ha affermato in un’intervista a La Repubblica Francesco Guido, Ceo della banca ligure.

Riguardo alla business combination, il manager ha spiegato che l’incertezza “è legata al fatto di chi sarà il partner e quando si realizzerà, perché non è in discussione il “se” avverrà” perché “ci sono convenienze fiscali schiaccianti (1,3 miliardi di Dta, i crediti d’imposta di cui potrebbe beneficiare il potenziale partner)”.

“Nelle condizioni di oggi non credo che Carige sarà la prima mossa, ma se cambia il quadro normativo, con i benefici fiscali a cui facevo riferimento, allora si potrebbe accelerare. Noi nel prospetto informativo e negli stress test che usciranno nei prossimi giorni saremo valutati negli scenari estremi, che impattano su tutte le banche e che potrebbero essere ancor più significativi per noi”, ha aggiunto Guido.

“Ma il valore dello stress test è segnaletico da un punto di vista tecnico, noi vogliamo ragionare non solo su ipotesi estreme, ma plausibili. E allora da questo punto di vista il futuro di Carige è affidato alla prospettiva di recuperare della redditività”, ha sottolineato l’Ad.

In merito al ritorno in Borsa, effettivo da domani 27 luglio, Guido ha riportato: “È importante nella nostra strategia di crescita la riammissione. Sul valore, pero’, tutto dipenderà dai comportamenti di domanda e offerta. Ci sono tantissime variabili, la valorizzazione a bilancio differente fra i due soci, il fatto che sul listino andrà poco più del 10% del capitale, possibili manovre speculative. C’è un dato pero’ interessante. In fase di raggruppamento mille azioni vecchie per una nuova, si sono formate delle spezzature che immaginavamo invendute. Invece sono andate a ruba, segno che l’interesse c’è”.

“E poi questo ci consente di tornare alla quotazione degli strumenti finanziari, titoli obbligazionari e certificati di investimento attraverso la Cesare Ponti, uno dei pilastri su cui poggia il nostro rilancio commerciale. Diciamo così, non ci esalteremo se il prezzo sarà interessante, non ci deprimeremo se non lo sarà. Rispetto al nostro piano industriale, infatti, il valore dell’azione è neutro. Ha rilievo ovviamente nell’ipotesi di business combination, per chi compra”, ha aggiunto il manager.

“Ma con questo passaggio non si parla solo di riammissione del titolo. Il ritorno equivale a una normalizzazione, è il completamento di un percorso dopo una situazione confusa che vedeva il capitale formato da 755 miliardi di azioni del valore di un millesimo di euro l’una”, ha spiegato il Ceo.

“Se avessimo un piano industriale costruito sul ricorso al mercato per il rafforzamento patrimoniale, allora la quotazione del titolo avrebbe un significato maggiore. Noi potremmo andare a un nuovo aumento a fine 2022, se non dovessimo completare la business combination, proseguendo stand alone. Ma con un azionista che ha l’80% del capitale sarebbe comunque un aumento diverso dagli altri. Diciamo allora che questo ritorno in Borsa consente un riposizionamento sui mercati finanziari”, ha poi riportato Guido.

E poi, se posso aggiungere, il ritorno in Borsa è anche un segnale che incontro alle esigenze dei piccoli azionisti che potranno ritornare a scegliere se tenersi le azioni o venderle. Sono stati una componente fondamentale nella storia della banca ed e’ giusto che decidano in autonomia se rimanere ancora azionisti”, ha fatto presente l’Ad.