Banca Generali ha archiviato il primo semestre 2021 con un margine di intermediazione pari a 432,7 milioni (+43,2% a/a), grazie alla robusta performance dei ricavi core. L’utile netto si è fissato a 190,1 milioni (+44,2%).
“Il miglior semestre della nostra storia spinto da risultati commerciali e risultati finanziari in forte crescita, con un contributo positivo di tutte le voci di ricavo. Abbiamo centrato con 6 mesi di anticipo gli obiettivi più ambiziosi del piano triennale in termini di masse e raccolta: lo slancio dimensionale oltre 80 miliardi è stato guidato da una raccolta e da flussi di nuova clientela al di sopra delle nostre aspettative e il trend positivo anche delle prime settimane di luglio ci porta ad alzare le previsioni per fine anno in un range compreso tra i 5,5-6 miliardi”.
È con queste parole che Gian Maria Mossa, Ad e Dg di Banca Generali, ha commentato i conti del primo semestre 2021.
“La solidità e sostenibilità del nostro business si evince sia dagli indici patrimoniali e dalla capacità di remunerare i nostri azionisti, sia dalla costante crescita dell’utile ricorrente che si basa sostanzialmente sull’attività di consulenza dei nostri banker e sulla molteplicità di servizi della banca.
La componente variabile risente nel semestre di un impegno preso al fianco della clientela, tutelandone le posizioni, di fronte a criticità emerse in alcune cartolarizzazioni che hanno subito tra gli altri anche l’effetto della pandemia.
Il focus nella protezione dei progetti di vita delle famiglie e la qualità dei nostri consulenti si confermano i pilastri del nostro posizionamento competitivo e la crescente esigenza di consulenza da parte dei risparmiatori ed investitori ci dà grande fiducia per le prospettive della seconda parte dell’anno”, ha aggiunto il manager.
La crescita dimensionale si è accompagnata ad una gestione disciplinata dei costi che ha amplificato le potenzialità di leva operativa del modello di business e dunque ha favorito il progresso della redditività operativa.
La banca sta beneficiando di una crescita strutturale della domanda di advisory finanziaria qualificata e sta perseguendo un percorso di crescita orientato alla sostenibilità anche finanziaria dei risultati.
Il margine di intermediazione è salito a 432,7 milioni (+43,2% a/a). Al risultato hanno contribuito le commissioni ricorrenti nette (212,4 milioni, +19%) in virtù della crescita delle masse gestite, del miglioramento del mix di prodotto e del lancio di nuove iniziative per la diversificazione dei ricavi.
Nello specifico, le commissioni di gestione lorde si sono attestate a 380,5 milioni (+17%) e le commissioni bancarie e di ingresso a 68,7 milioni (+23%) Le commissioni variabili hanno beneficiato dei nuovi massimi raggiunti dai mercati finanziari, attestandosi a 165 milioni rispetto (73,2 milioni nel periodo di confronto).
Il margine finanziario è cresciuto a 55,3 milioni (+9%), con una ripresa del margine d’interesse (43,9 milioni, +3,5%), a cui si è aggiunto un maggiore contributo del trading 4 sul portafoglio di proprietà (11,4 milioni +35,7%) che ha tratto beneficio della volatilità dei mercati nel secondo trimestre.
I costi operativi sono ammontati a 112,3 milioni (+2,7%), confermando l’approccio disciplinato nella gestione e il potenziale di leva operativa intrinseca al modello di business. I costi del personale sono leggermente aumentati a 53,3 milioni (+3,9%) e gli altri costi a 59 milioni (+1,4%).
I costi operativi ‘core’, riclassificati includendo le recenti acquisizioni, sono stati pari a 101,4 milioni (+4,6%), confermando un rialzo che rientra nel range indicato nel piano triennale, mentre i costi del personale commerciale di sede sono rimasti sostanzialmente stabili. Il rialzo dei costi ‘core’ riflette la crescita dei volumi gestiti e il potenziamento delle struttura e il lancio di nuovi progetti IT.
L’incidenza dei costi operativi totali sulle masse si è ulteriormente ridotta (28 pb rispetto ai 30 pb di fine 2020) e il cost/income ratio rettificato per le componenti non ricorrenti si è confermato a livello di best practice scendendo al 35,4% (40,2% dello scorso anno).
La voce accantonamenti include uno stanziamento prudenziale di 80 milioni al fine di tutelare i propri clienti da una potenziale perdita relativa ad investimenti in titoli di cartolarizzazioni di crediti sanitari riservati a clienti professionali.
Si stima che il richiamato accantonamento di 80 milioni rappresenti l’impatto massimo dell’offerta di acquisto che Banca Generali lancerà pagando ai propri clienti un corrispettivo non inferiore all’ammontare investito inizialmente, dedotti i rimborsi intervenuti e le cedole incassate, a fronte di un valore di presumibile realizzo inferiore rispetto a quello atteso.
L’importo dell’accantonamento è stato definito nell’ipotesi che tutti i clienti aderiscano all’operazione di acquisto per un nozionale di 478 milioni che rappresenta la posizione complessiva in titoli derivanti dalle cartolarizzazioni di crediti sanitari.
La decisione è stata presa alla luce di alcune criticità emerse nelle procedure di recupero dei crediti sanitari, anche legate alla lunga situazione pandemica e ad un’analisi del portafoglio crediti effettuata con il supporto di un operatore di mercato specializzato che ha evidenziato una valorizzazione inferiore rispetto a quella attesa.
La banca, che ha agito come placement agent delle cartolarizzazioni, ha deciso di assumersi questo impegno “per tutelare i propri clienti e rafforzare il legame fiduciario con gli stessi”.
Al netto dello stanziamento straordinario sopra descritto, la voce accantonamenti e rettifiche di valore nette è stata pari a 22,6 milioni (+18%). La variazione è legata principalmente ai maggiori accantonamenti per i piani di fidelizzazione a fronte dei positivi risultati raggiunti sul fronte commerciale. Si segnala inoltre che i contributi ai Fondi bancari di riferimento sono aumentati a 6,1 milioni (+53%).
Il periodo si è chiuso con un utile netto di 190,1 milioni (+44,2%), dopo avere contabilizzato un beneficio fiscale per complessivi 13,1 milioni generato da operazioni di affrancamento dei valori dell’avviamenti, marchi e attività immateriali legati a operazioni straordinarie.
Dal lato patrimoniale, al 30 giugno 2021 i crediti verso la clientela salgono a 9 miliardi (+6,9% rispetto a fine 2020), mentre la raccolta da clientela cresce a 12,6 miliardi (+15,4% rispetto al 31 dicembre 2020).
Dal lato della solidità patrimoniale, a fine giugno 2021 il CET1 si fissa al 15,3% (17,1% al 31 dicembre 2020).
Il calcolo dei ratio patrimoniali è stato effettuato sulla base del livello massimo consentito dalle politiche di remunerazione degli azionisti approvate e presentate in occasione del piano strategico triennale 2019-21 e, dunque, pari ad un utile trattenuto dell’80% del valore totale.
Si ricorda che i coefficienti patrimoniali di Banca Generali a fine periodo sono stati calcolati già al netto dei dividendi deliberati dall’assemblea del 22 aprile scorso per un ammontare complessivo di 386,5 milioni (pari complessivamente a 3,3 euro per azione).
La banca si avvia verso il completamento del piano triennale con tutti i target di crescita superati e con prospettive di continuo miglioramento dei propri risultati, in primis sul fronte della raccolta che secondo le stime della società potrebbe toccare un nuovo record nel 2021.
L’impegno nell’innovazione, con lo sviluppo di nuovi servizi e strumenti digitali a favore dell’operatività della clientela e della relazione con il proprio banker, la responsabilità verso la clientela e il focus verso la creazione di valore per tutti gli stakeholder, sono paradigmi distintivi del percorso di crescita sostenibile e pillar del futuro piano industriale.