Mps – Il Tesoro punta a definire l’iter per la privatizzazione

Il Tesoro, primo azionista di Mps con il 64,2% del capitale, e i suoi advisor (Bank of America-Merrill Lynch e lo studio legale Orrick) avrebbero definito lo schema per la privatizzazione della banca senese.

L’indiscrezione viene riportata da MF, secondo cui entro la fine della prossima settimana la proposta potrebbe arrivare al vaglio delle principali banche italiane.

In particolare, secondo il quotidiano, saranno sei i punti fondamentali alla base della proposta: spin-off dei rischi legali (diminuiti a 6,2 miliardi dopo l’accordo transattivo raggiunto con la Fondazione Mps), de-risking dell’attivo fino a 4 miliardi (con cessioni e forme di garanzia sia sui crediti deteriorati che su quelli in stage 2), creazione di una dotazione patrimoniale adeguata, trasformazione delle Dta in crediti fiscali (che potrebbe valere oltre 2 miliardi), valutazione pre-money e post-money e trattamento delle risorse con possibile copertura dei costi di ristrutturazione.

L’idea sarebbe quella di arrivare a un accordo entro settembre e definire il deal entro fine anno, anche per beneficiare delle agevolazioni fiscali previste dal decreto del Governo (valide proprio fino al 31 dicembre 2021).

Secondo il giornale, ieri il vice ministro dell’Economia, Laura Castelli, che ha fatto il punto sulla situazione relativa a Mps in un’audizione alla Commissione di inchiesta sulle banche, nella parte secretata avrebbe espresso fiducia circa la possibilità di trovare un partner per la banca entro la fine dell’anno e sulla risoluzione delle cause legali ancora in capo alla banca.

Tuttavia, se questa eventualità non dovesse realizzarsi, il Tesoro sarebbe pronto a prolungare la misura sulla deducibilità dei crediti d’imposta in caso di fusioni anche al 2022.

L’intenzione del Tesoro è cedere tout court l’intero perimetro e non attraverso il cosiddetto spezzatino (il potenziale compratore in seguito potrebbe decidere di cedere determinati asset per ragioni strategiche o per adeguarsi ad eventuali richieste dell’Antitrust). La Castelli avrebbe manifestato la volontà di tutelare il radicamento territoriale e la rete di sportelli dell’istituto, secondo quanto si apprende da La Stampa.

Secondo MF, se non si arrivasse a un accordo con un possibile compratore entro l’estate, il MEF potrebbe avviare le interlocuzioni formali con le autorità europee per chiedere una proroga sui tempi di uscita, forse di 18-24 mesi.

Secondo Il Giornale, inoltre, sarebbe allo studio un piano da 5-6 mila esuberi, che potrebbe essere un ulteriore tassello utile a spianare la strada a una potenziale aggregazione.

Un tassello importante per il futuro di Mps potrebbe essere rappresentato dall’esito degli stress test della BCE che saranno pubblicati venerdì 30 luglio. La Castelli avrebbe espresso un cauto ottimismo sull’esito dei prossimi stress test della BCE, stimando in 2 miliardi il fabbisogno di cui potrebbe necessitare l’istituto toscano, secondo quanto riporta La Stampa.

Tornando ai possibili acquirenti per la banca senese, UniCredit viene indicata dai rumor ancora come il partner più probabile, anche se il Ceo Andrea Orcel nei giorni scorsi ha spiegato che la banca è concentrata sulla riorganizzazione interna. Il manager, secondo MF, potrebbe essere però aperto a operazioni con impatti neutri sul capitale, senza rischi di esecuzione e accrescitive a livello di utile per azione. Per quanto riguarda Banco Bpm, i rumor indicano che potrebbe al massimo valutare l’acquisto di determinati asset.

Intorno alle 10:55 a Piazza Affari il titolo guadagna lo 0,2% a 1,13 euro, mentre l’indice di settore sale dello 0,4 per cento.