Fineco ha chiuso il primo semestre 2021 con un margine di intermediazione salito a 403,4 milioni (+3% a/a), grazie al contributo significativo delle commissioni nette e dei profitti da trading. Il periodo è stato archiviato con un utile netto di 184,6 milioni (+2,1%), toccando un nuovo record.
“Siamo molto soddisfatti dei risultati del primo semestre dell’anno, che confermano un punto di svolta per la Banca e la sua capacità di crescere in tutti i contesti di mercato. Il costante miglioramento della nostra Rete di consulenza e le iniziative messe in atto in questi sei mesi sono il frutto di una strategia mirata a soddisfare anche le più sofisticate esigenze finanziarie della clientela”.
È con queste parole che Alessandro Foti, Ad e Dg di Fineco, ha commentato i conti del primo semestre 2021.
“La sempre maggiore richiesta da parte dei clienti di soluzioni di investimento evolute è risultata determinante per il risultato positivo della piattaforma Investing, a cui Fineco Asset Management contribuisce in misura sempre maggiore.
I dati di raccolta evidenziano una forte accelerazione del risparmio gestito, un trend che ci aspettiamo proseguirà nei prossimi anni, anche grazie al contributo sempre più consistente di Fineco Asset Management. Nei primi sei mesi dell’anno abbiamo proseguito nella continua innovazione della nostra offerta di prodotti e servizi, restando fedeli ai nostri principi di trasparenza, efficienza e sostenibilità, che da sempre ci caratterizzano.
Questo ci ha permesso di entrare in una nuova dimensione di crescita, facendo leva su quei trend strutturali, quali digitalizzazione e forte richiesta di consulenza, che sono alla base del nostro sviluppo e che ci fanno guardare con ottimismo al futuro”.
I dati e le variazioni riportati relativo ai risultati semestrali sono esposti al netto delle poste non ricorrenti. Al fine di fornire una migliore rappresentazione dei ricavi Investing, sono state riproformate le commissioni nette, che ora ricomprendono le efficienze di costi ottenute da Fineco Asset Management relative alla ristrutturazione dei fondi (precedentemente nella voce “Saldo altri proventi/oneri”) e i costi collegati alla Rete di PFA precedentemente inclusi nella voce “Altre spese amministrative” (reclutamento, loyalty, FIRR, Enasarco, altro).
Il margine di intermediazione si è attestato a 403,4 milioni (+3% a/a), al cui interno le commissioni nette sono balzate a 214,3 milioni (+10,2%), grazie all’apporto delle commissioni nette riferite all’area Investing (+22,7%) per l’effetto volumi e e il maggiore contributo di Fineco Asset Management, dell’area Banking (+10% a 22,7 milioni).
Le commissioni nette relative all’area Brokerage sono state pari a 69,7 milioni (-6,6%), a causa principalmente della ridotta volatilità nel primo semestre 2021 rispetto ai picchi registrati nello stesso periodo del 2020.
In calo il margine di interesse (-10,1% a 124,3 milioni), a causa principalmente alla discesa
dei tassi d’interesse di mercato.
I profitti da trading sono saliti a 64,2 milioni (+11,3%), grazie ai profitti dalla gestione della tesoreria, che hanno più che controbilanciato i minori ricavi da Brokerage, che hanno risentito principalmente della minore volatilità di mercato.
I costi operativi sono aumentati a 126,2 milioni (+7,8%), principalmente a causa dei minori costi registrati nel primo semestre 2020 in seguito al lockdown in atto in Italia, e per le spese strettamente collegate alla crescita del business, al netto delle quali la crescita dei costi operativi è pari al 4,7% su base annua.
Il costo del personale è cresciuto a 52,9 milioni (+8,2%) per l’aumento del numero dei dipendenti (passato da 1.244 a 1.280), dovuto sia alla progressiva internalizzazione di alcuni servizi a seguito dell’uscita dal gruppo UniCredit sia alla controllata irlandese Fineco Asset Management, che si prepara a migliorare ulteriormente l’efficienza della catena di valore nell’area Investing. Gli altri costi sono saliti a 73,3 milioni (+7,5%), a seguito degli effetti sopra descritti. Il cost/income ratio al netto delle poste non ricorrenti è pari al 31,3 per cento.
Le dinamiche sopra esposte hanno determinato un risultato lordo di gestione cresciuto a 277,4 milioni (+1%) e, dopo rettifiche su crediti scese a 1,7 milioni (-53,7%), il risultato netto di gestione è salito a 275,7 milioni (+1,7%).
Il periodo si è chiuso con un utile netto di 184,6 milioni (+2%), dopo avere contabilizzato profitti netti da investimenti per 1,2 milioni, per effetto delle valutazioni come richiesto dal principio contabile IFRS9, che incorporano il miglioramento dello scenario macroeconomico, che ha comportato maggiori riprese di valore nel secondo trimestre 2021, riconducibili principalmente alle esposizioni sovrane, e maggiori oneri di sistema per 7,7 milioni.
Sul fronte patrimoniale, al 30 giugno 2021 gli impieghi salgono a 30,7 miliardi (+4,6% rispetto a fine 2020), grazie alla crescita di quelli verso la clientela (+16,4% a 5,3 miliardi rispetto al 31 dicembre 2020) e delle attività finanziarie (+2,9% a 24,7 miliardi rispetto a fine 2020).
La raccolta cresce a 30,4 miliardi (+2,6% rispetto al 31 dicembre 2020), con il contributo di quella da clientela (+2,8% a 29,1 miliardi rispetto a fine 2020).
Dal lato della solidità patrimoniale, a fine giugno 2021 il CET1 si attesta al 18,59% (28,56% al 31 dicembre 2020), calcolato al netto del dividendo proposto a valere sugli utili 2019/2020, il cda ha deliberato di proporre all’assemblea per la distribuzione nel corso del quarto trimestre 2021.