Carige – Perdita netta di 49,9 mln nel 1H 2021

Carige ha archiviato il primo semestre 2021 con un margine di intermediazione pari a 203,5 milioni.

Si segnala che, essendo il mese di gennaio 2020 ricompreso nel bilancio della gestione commissariale, i dati economici del primo semestre 2021 non sono completamente confrontabili con quelli dei primi 5 mesi del 2020.

Il margine di interesse è ammontato 74,7 milioni, mentre le commissioni nette si sono fissate a 112,6 milioni. Il contributo della gestione finanziaria corrente è stato pari a 15,5 milioni, di cui 12 milioni di dividendi quasi interamente riferiti alla partecipazione in Banca d’Italia (oggi al 3,07%).

Dopo oneri operativi per 190,4 milioni, il risultato lordo di gestione si è attestato a 13 milioni, confermando il trend di progressivo recupero della marginalità evidenziato nella seconda metà del 2020 e nel primo trimestre 2021.

A seguito di rettifiche di valore nette su crediti verso banche e clientela per 43,5 milioni (in costanza di scenari macroeconomici connessi alla pandemia stimati in sede di chiusura a fine dicembre 2020, le svalutazioni includono il perdurare degli effetti della pandemia per il portafoglio non performing e per le controparti con moratorie prorogate. Il costo del credito dei sei mesi, annualizzato, risulta pari a 54 pb), il margine operativo netto è risultato negativo per 29,7 milioni.

Il periodo si è chiuso con una perdita netta di 49,9 milioni, dopo avere contabilizzato tributi e oneri di sistema per 20,6 milioni.

Dal lato patrimoniale, al 30 giugno 2021 i crediti verso la clientela ammontano a 12,4 miliardi (+0,7% rispetto a fine 2020), mentre la raccolta da clientela si attesta a 13,2 miliardi (+3,1% rispetto al 31 dicembre 2020).

I crediti deteriorati lordi sono pari a 621,8 milioni (-1,6% rispetto a fine 2020), mentre i crediti deteriorati netti ammontano a 303,6 milioni (+0,8% rispetto al 31 dicembre 2020, con un coverage ratio al 51,2%).

Nel dettaglio, le sofferenze lorde si attestano a 243,9 milioni (83,1 milioni nette; coverage ratio al 66%) e le inadempienze probabili a 344,5 milioni (193,2 milioni nette, coverage ratio al 43,9%).

Sul fronte della solidità patrimoniale, al 30 giugno 2021 il CET1 ratio phased-in si fissa all’11,4% (12,8% a fine 2020).

In considerazione delle incertezze connaturate alla ripresa delle attività commerciali dopo le difficoltà attraversate dal gruppo negli esercizi precedenti, a cui si sono aggiunti gli impatti economico-finanziari della pandemia da Covid-19, nel corso del primo trimestre dell’anno 2021 è stato predisposto un aggiornamento dei target annuali del piano strategico (precedentemente approvato dai commissari straordinari nel luglio 2019).

Tale aggiornamento è stato predisposto assumendo uno scenario stand-alone per tutto l’arco temporale del piano strategico (2023), pur in presenza dell’opzione di acquisto detenuta da CCB (Cassa Centrale Banca) per rilevare la partecipazione di controllo del FITD, rinunciata poi a marzo.

Nel citato aggiornamento dei target, in conseguenza dell’andamento dell’esercizio 2020 e alla luce delle ripercussioni economiche della pandemia, la banca stimava il differimento temporale di un anno per il raggiungimento dei target determinati precedentemente all’emergenza sanitaria.

In seguito all’andamento dei primi sei mesi dell’anno (a conclusione dei quali è stata contabilizzata una perdita di 49,9 milioni a fronte di un risultato stimato per l’intero esercizio 2021 di -84 milioni), il target per il 2021 non può essere puntualmente confermato.

Si stima tuttavia che l’uscita dallo scenario pandemico da Covid-19 a partire dall’esercizio 2022 e l’accelerazione degli effetti delle azioni già pianificate ed in corso e/o dell’avvio tempestivo di eventuali nuove azioni a sostegno del piano, siano in grado di far recuperare, a partire dall’esercizio 2022, l’eventuale quota parte dei margini reddituali 2021 previsti e non conseguiti, consentendo agli amministratori di confermare le linee strategiche e i target 2022 e 2023 (tra cui l’attesa che il risultato consolidato lordo a fine 2022 ritorni ad essere positivo e nel 2023 il gruppo realizzi un risultato consolidato netto positivo).

Pur nel quadro delle significative incertezze e dei rischi rilevati (anche di natura legale e fiscale) e basandosi prudentemente su un perimetro d’analisi coerente con uno scenario stand alone oltre il 2021 (che, al verificarsi di determinate circostanze, renderebbe necessario procedere ad un’operazione di rafforzamento patrimoniale e confermerebbe le incertezze circa i tempi di recupero delle attività fiscali), gli amministratori ritengono che il gruppo abbia la ragionevole aspettativa di continuare la propria esistenza operativa in un futuro prevedibile e di rispettare nei prossimi 12 mesi i requisiti prudenziali minimi in materia di fondi propri e di liquidità richiesti in ambito SREP.

Aspettativa che tiene conto delle disposizioni contenute nella comunicazione della Bce del 28 luglio 2020, che consente di derogare temporaneamente i requisiti patrimoniali utilizzando la Pillar 2 Guidance ed il Capital conservation buffer, nonché della conferma del perdurante, pieno e convinto impegno nel sostegno di Carige e degli interventi per proseguire nel processo di turnaround, di sviluppo commerciale, di efficientamento e di ottimizzazione del capitale della banca dichiarato pubblicamente il 28 luglio 2021 da parte del FITD, attuale azionista di controllo, che ha avviato il processo di selezione di un partner per addivenire ad una business combination del gruppo e alla dismissione della partecipazione nel capitale della banca.

Per Carige uno scenario stand alone oltre il 2021, “al verificarsi di determinate circostanze, renderebbe necessario procedere a un’operazione di rafforzamento patrimoniale e confermerebbe le incertezze circa i tempi di recupero delle attività fiscali”, si legge in una nota.