“Sin dall’autunno dello scorso anno sia il ministero sia la banca si sono attivati per la ricerca di un partner per Mps. È possibile che il Mef riceva azioni del gruppo UniCredit” a fronte della cessione di Mps alla banca guidata da Andrea Orcel, “ma tale eventuale partecipazione al capitale non dovrebbe alterare gli equilibri di governance. Lo Stato parteciperà comunque a tutti i benefici economici in termini di creazione di valore derivanti dall’operazione”.
Lo ha affermato il ministro dell’Economia, Daniele Franco, nel corso dell’audizione serale davanti alle Commissioni Finanze riunite di Camera e Senato sul dossier Mps.
Il nuovo piano industriale di Mps, ha spiegato Franco, “presenta obiettivi non conformi alle richieste della Commissione Europea in particolare la riduzione costi fissata al 51% dei ricavi da Bruxelles, mentre in base al piano si prevede il 74% nel 2021 e ancora il 61% al 2025”.
L’esito dello stress test conferma, per la banca senese, “l’esigenza di un rafforzamento strutturale di grande portata. Anche solo riportare i coefficienti patrimoniali della banca sui valori medi delle banche europee richiederebbe un aumento di capitale ben superiore a quello previsto nel piano 2021-2025, tra i 2 e i 2,5 miliardi”, ha aggiunto il Ministro.
“Ai fini di un eventuale aumento di capitale di Mps, che si rendesse necessario nell’ambito della complessiva struttura dell’operazione, potranno essere utilizzate le risorse stanziate dall’articolo 66 del decreto legge 104 del 2020, cosiddetto “Decreto agosto”, vale a dire fino a 1,5 miliardi”, ha precisato Franco.
“Si può concludere che un piano di rafforzamento patrimoniale nel quale Mps restasse un soggetto autonomo, la cosiddetta ipotesi stand alone, sarebbe esposto a rischi e incertezze considerevoli e avrebbe seri problemi di competitività. Allo stato non si ravvisano i presupposti e le condizioni per aprire un’interlocuzione con la Commissione Europea finalizzata a definire e concordare un piano di questo genere”, ha puntualizzato il titolare del Tesoro.
“Il perimetro del ramo d’azienda oggetto della cessione dovrebbe includere il complesso dei beni immobili, partecipazioni, contratti e rapporti giuridici inerenti l’esercizio dell’attività bancaria e commerciale di Mps. Non vi sono al momento elementi che facciano intravedere rischi di smembramento di Mps”, ha riportato ancora il Ministro.
“Le attività escluse, ad ora, sono individuate nei crediti deteriorati per circa quattro miliardi al lordo delle rettifiche”, ha sottolineato Franco, oltre al contenzioso giudiziale e stragiudiziale di carattere straordinario in essere, nei contenziosi e rischi legati alle cessioni a terzi dei crediti deteriorati.
Franco ha inoltre ricordato che la banca “ha oltre 21 mila dipendenti” e, ha assicurato, che “il Governo garantirà la massima attenzione alla tutela dei lavoratori, utilizzando gli spazi negoziali e definendo presidi a sostegno dell’occupazione del territorio, con una pluralità di strumenti e iniziative”. Per Franco anche la “salvaguardia del marchio rappresenterà una priorità per il Governo”.
“Non si tratterà di svendita di proprietà statale. UniCredit è una soluzione strategicamente superiore per interesse Paese”, ha assicurato il titolare del Tesoro.
“Non ci sono i presupposti per una richiesta aLL’UE su rinvio termini. Nel caso probabile in cui l’interlocuzione con la commissione richiedesse di fissare un obiettivo costi/ricavi più ambizioso gli esuberi di personale potrebbero essere considerevolmente più elevati rispetto ai 2.500 volontari attualmente fissati”, ha precisato il Ministro.
“Non chiuderemo con UniCredit a qualsiasi costo. Abbiamo un’unica controparte che si è fatta avanti” ma “proporremo un pacchetto finale solo se convinti che sarà adeguato ma se dovessimo pensare non lo sia, non cercheremo di chiuderlo a tutti i costi. Auspico che si chiuda e lo auspico fortemente e credo ci siano margini per le soluzioni ma non chiuderemo a qualsiasi costo, né noi né UniCredit”, ha spiegato Franco.
Il Ministro ha rimarcato che il bonus da Dta nell’operazione dovrebbe essere di circa 2,2 miliardi. “Si tratta dell’anticipo di un credito di imposta che sarebbe maturato in anni futuri”, ha sottolineato il titolare del Tesoro.
“Non vi sono le condizioni per mettere in discussione la cessione” del Mps, ha spiegato in definitiva Franco.