Mps ha chiuso il secondo trimestre 2021 con un margine di intermediazione pari a 740,4 milioni (+2,4% a/a), con il calo del margine del margine di interesse che è stato più che compensato dalla crescita delle commissioni nette. Il periodo ha registrato un utile netto di 82,8 milioni (rosso di 842,6 milioni nel secondo trimestre 2020), beneficiando del buon controllo dei costi, della discesa delle rettifiche su crediti, del calo degli accantonamenti per rischi e oneri, nonché di un beneficio fiscale.
Nel secondo trimestre 2021 Mps è riuscita a chiudere in utile grazie alla tenuta dei ricavi (con la crescita delle commissioni nette che ha compensato il calo del margine di interesse), accompagnato dal buon controllo dei costi.
La bottom line ha beneficiato anche della riduzione delle rettifiche su crediti e degli accantonamenti a fondo rischi e oneri, oltre che di un beneficio fiscale.
Il margine di intermediazione si è fissato a 740,4 milioni (+2,4% a/a), con una dinamica contrapposta tra le componenti core.
Il margine di interesse è sceso a 305,6 milioni (-4,4%), per effetto prevalentemente del minore contributo del portafoglio non performing derivante a seguito del deconsolidamento del portafoglio “Hydra M” avvenuto a fine 2020, del maggiore costo della raccolta istituzionale legato alle emissioni effettuate nel secondo semestre 2020, del minore contributo del portafoglio titoli anche a seguito delle vendite realizzate nel corso del 2020 e proseguite nel 2021, del contributo negativo dei derivati di copertura, e dal calo dei rendimenti dell’attivo causato dall’andamento dei tassi di interesse e dalla ricomposizione delle esposizioni con una riduzione delle componenti a vista e breve termine e una crescita della componente a medio/lungo termine.
Il margine di interesse ha beneficiato, invece, del minore costo della raccolta commerciale e degli effetti positivi legati all’accesso alle aste TLTRO3, per quanto parzialmente compensati dal costo dei maggiori depositi presso banche centrali.
Le commissioni nette sono salite a 382,5 milioni (+17,9%), grazie all’incremento delle commissioni sulla gestione del risparmio, dei proventi da continuing, delle commissioni da servizi bancari tradizionali, a seguito del miglioramento delle commissioni sui servizi di pagamento. In miglioramento anche le altre commissioni nette.
I profitti da trading sono scesi a 19,9 milioni (-69,7%), mentre gli altri ricavi, che includono il contributo della jv con Axa nella bancassurance, si sono attestati a 32,4 milioni (+141,8%).
Gli oneri operativi sono rimasti stabili a 533 milioni, al cui interno le spese per il personale sono salite di poco a 358,7 milioni (+2,1%), nonostante la flessione degli organici, in relazione agli aumenti contrattuali derivanti dal rinnovo del CCNL e dal venire meno di risparmi conseguenti al mancato rinnovo dell’accordo sindacale.
Gli altri costi sono scesi a 174,3 milioni (-4,2%), grazie alle azioni di saving poste in essere.
Per effetto delle dinamiche sopra descritte, il risultato lordo di gestione si è fissato a 207,4 milioni (+9,1%).
Le rettifiche su crediti sono significativamente calate a 88,8 milioni (-56,6%; il secondo trimestre 2020 includeva 107 milioni di extra rettifiche derivanti dal mutato scenario macroeconomico delineatosi con il diffondersi della da pandemia Covid-19).
Il risultato netto di gestione, pertanto, si è fissato a 118,6 milioni (-14,7 milioni nel secondo trimestre 2020).
La voce accantonamenti e poste straordinarie, pari a 87,5 milioni (-77,4%), ha beneficiato dei minori accantonamenti per rischi legali.
Il periodo si è chiuso con un utile netto di 82,8 milioni (rosso di 842,6 milioni nel secondo trimestre 2020), registrando anche un contributo fiscale positivo di 52,6 imputabile principalmente alla valutazione delle DTA.