Il primo semestre 2021 di Bper ha registrato l’ingresso nel perimetro di consolidamento del ramo bancario ex Ubi acquisito da Intesa Sanpaolo e di altre filiali rilevate dalla stessa Intesa Sanpaolo, che ha portato il margine di intermediazione a 1.598,4 milioni. Il periodo si è chiuso con un utile netto di 501,8 milioni, dopo avere contabilizzato il badwill da 1.149,9 milioni generato da suddetta acquisizione.
“Il primo semestre ha visto la conclusione dell’importante progetto strategico che ha consentito al gruppo Bperdi compiere un significativo salto dimensionale grazie all’ingresso delle 620 filiali del ramo acquistato da Intesa Sanpaolo, il cui processo di integrazione si è completato con successo.
Grazie anche al contributo del ramo acquisito, i risultati si sono chiusi molto positivamente esprimendo una redditività ordinaria in crescita, trascinata soprattutto dall’aumento dei ricavi commissionali, supportati dal recupero dell’attività bancaria transazionale con la clientela e dai collocamenti di prodotti del comparto del risparmio gestito e bancassurance”.
È con queste parole che Piero Montani, neo Ad di Bper, ha commentato i risultati del primo semestre 2021.
“La buona performance operativa si combina, inoltre, con una qualità del credito in ulteriore miglioramento grazie al calo dell’Npe ratio lordo al 5,7% e netto al 2,8 per cento. Confidiamo che l’approccio prudenziale adottato nella politica degli accantonamenti ci consentirà in prospettiva di beneficiare di un minore costo del credito.
Sul fronte del capitale, i risultati hanno confermato la solidità raggiunta dalla banca con un CET1 ratio fully phased che si è attestato al 13,5%, ben oltre il requisito minimo SREP.
Questa operazione ha portato ad un significativo rafforzamento del posizionamento competitivo del gruppo e consente ora di focalizzarci sullo sviluppo dell’attività commerciale, per rispondere alle crescenti esigenze della clientela, e sulle azioni di efficientamento dei processi operativi e di razionalizzazione della struttura dei costi.
Obiettivi che saranno alla base del nostro piano industriale 2022-2024, che traccerà la strategia per una nuova fase di crescita del gruppo”, ha aggiunto il manager.
Si segnala che i dati di conto economico riferiti ai risultati consolidati di gruppo nel primo semestre 2021 non è confrontabile con il primo semestre 2020 in seguito alla variazione dimensionale del gruppo che, a partire dal primo semestre 2021, include le attività e passività nonché il contributo economico apportato dal ramo acquisito, dal 22 febbraio 2021 per le 587 filiali ex Ubi Banca e dal 21 giugno 2021 per le 33 filiali di Intesa
Sanpaolo.
Il margine di intermediazione, con l’allargamento del perimetro, si è fissato a 1.598,4 milioni, al cui interno il margine di interesse si è attestato a 728,3 milioni, beneficiando del crescente contributo dell’attività commerciale di intermediazione con la clientela che nel semestre è stato pari a 632,2 milioni. Tra le altre componenti principali si rilevano, inoltre, 55,6 milioni relativi al contributo del portafoglio titoli e 56,7 milioni relativi al contributo dei fondi TLTRO-III, al netto degli interessi pagati sulle somme depositate presso BCE.
Le commissioni nette sono state pari a 734 milioni, supportate da un lato dal buon andamento del comparto della raccolta indiretta e bancassurance, il cui contributo è ammontato a 326,6 milioni, e dall’altro dalla ripresa in atto dell’attività bancaria tradizionale, il cui apporto si è attestato a 407,4 milioni.
I profitti da trading si sono fissati a 119,7 milioni, beneficiando degli utili derivanti dalle cessioni di attività finanziarie e della buona performance realizzata dai mercati
I costi operativi sono stati pari a 1.111,5 milioni, di cui 97,8 milioni di oneri non ricorrenti quasi interamente riferibili al processo di integrazione del ramo acquisito. In dettaglio, le spese per il personale sono ammontate a 657,2 milioni, di cui 18,4 milioni di costi straordinari legati all’attività di allineamento delle nuove risorse e al rafforzamento dei presidi per l’assistenza commerciale alla nuova clientela del ramo acquisito, mentre gli altri costi sono stati pari a 454,2 milioni, di cui 70,5 milioni di oneri non ricorrenti prevalentemente connessi all’attività di consulenza, migrazione IT e rebranding delle filiali integrate.
Tali dinamiche hanno portato a un risultato lordo di gestione pari a 487 milioni e, dopo rettifiche su crediti per 576,4 milioni (di cui 310 milioni di rettifiche addizionali, conseguenti anche all’aggiornamento delle policy valutative di gruppo, che hanno portato ad
un rafforzamento delle coperture su crediti. Il costo del credito annualizzato del semestre risulta quindi pari a 151 pb e 70 pb escludendo le rettifiche su crediti addizionali), il risultato netto di gestione è risultato negativo per 89,4 milioni.
Il periodo si è chiuso con un utile netto di 501,8 milioni, dopo avere contabilizzato 1.149,9 milioni di badwill generato dall’acquisizione di suddetto ramo bancario, di cui:
- 833,7 milioni relativi al badwill emerso dal processo di Purchase Price Allocation (PPA) provvisoria richiesta dall’IFRS3 “Aggregazioni aziendali” rispetto all’acquisizione del ramo d’azienda (di cui 781,5 milioni relativo alle filiali della ex-Ubi Banca e UBISS e 52,2 milioni relativi alle filiali di Intesa Sanpaolo). Il differenziale tra patrimonio netto di pertinenza del ramo acquisito e prezzo di acquisto ha generato un badwill (bargain purchase) iniziale pari a 966,9 milioni. Il processo di PPA tra le attività e passività oggetto di acquisizione valutate al fair value ha comportato l’allocazione di 133,2 milioni. Tra i principali effetti, si evidenzia un fair value inferiore al valore contabile acquisito dei crediti non performing per 337,5 milioni ed un fair value superiore al valore contabile acquisito dei crediti performing per 234,1 milioni;
- 316,2 milioni relativi al recupero della fiscalità sullo stesso badwill come da previsioni contrattuali con Intesa Sanpaolo.
Sul fronte patrimoniale, a fine giugno 2021 gli impieghi si fissano a 127,9 miliardi (inclusa la parte relativa al ramo bancario acquisito), al cui interno quella da clientela si attesta a 90,3 miliardi (inclusa la parte relativa al ramo bancario acquisito).
I crediti deteriorati lordi ammontano a 4,5 miliardi, al cui interno le sofferenze si attestano a 2,3 miliardi e le inadempienze probabili a 2 miliardi.
I crediti deteriorati netti sono pari a 2,2 miliardi (coverage ratio al 51,8%), al cui interno le sofferenze si fissano a 0,9 miliardi (coverage ratio al 60,9%) e le inadempienze probabili a 1,1 miliardi (coverage ratio al 43,1%).
La raccolta è pari a 121,5 miliardi (inclusa la parte relativa al ramo acquisito), al cui interno quella da clientela si fissa a 93,6 miliardi (inclusa la parte relativa al ramo acquisito).
In termini di solidità patrimoniale, al 30 giugno 2021 il CET1 phased in si attesta al 14,5% (17,7% al 31 dicembre 2020; 15,1% al netto dell’impatto dell’aumento di capitale), mentre quello fully phased è pari al 13,5% (15,8% a fine 2020; 13,2% al netto dell’impatto dell’aumento di capitale).
Il gruppo nella seconda parte dell’anno continuerà ad evidenziare una buona marginalità dei ricavi tradizionali supportati dal contributo del ramo acquisito, da impieghi attesi in crescita e da una componente commissionale stimata in ulteriore aumento grazie in particolare allo sviluppo del comparto del risparmio gestito e bancassurance, nonché dalla ripresa dell’attività transazionale.
La dinamica dei costi operativi è attesa in calo sia per progressivo venir meno degli oneri non ricorrenti legati al processo di integrazione che hanno caratterizzato il primo semestre, sia per effetto di azioni di efficientamento in via di implementazione.
La qualità del credito continuerà ad essere oggetto di particolare attenzione, con un Npe ratio e un costo del credito che dovrebbero mantenersi sotto controllo pur tenendo conto di uno scenario ancora caratterizzato da elevata incertezza. La posizione di capitale è attesa rimanere su livelli elevati.