Ulisse Biomed ha debuttato lo scorso 6 agosto chiudendo la seduta con un progresso di oltre il 61% rispetto al prezzo di offerta di 2 euro.
“Riteniamo che la quotazione a Piazza Affari sia la soluzione naturale per chi ha una storia come la nostra. Siamo infatti una società con più di 1.150 soci che ci hanno supportato in questi anni dotandoci delle risorse necessarie a sviluppare le nostre piattaforme tecnologiche e che hanno creduto nelle prospettive delle nostre ricerche sottoscrivendo aumenti di capitale per 5 milioni”, esordisce così Matteo Petti, amministratore delegato di Ulisse Biomed, in un’intervista rilasciata a Market Insight.
“Le alternative alla quotazione in Borsa”, spiega Petti, “avrebbero potuto essere una possibile integrazione con un player di maggiori dimensioni o un’operazione private con un fondo di VC/PE ma crediamo di poter far meglio restando indipendenti e sviluppando le altre tecnologie innovative che abbiamo in portafoglio creando valore per i nostri soci nel medio termine”.
“Inoltre, speriamo di poter valorizzare con questo percorso il contributo di tutti gli investitori di varie dimensioni, piuttosto che il solo partner privato”.
“Premesso ciò”, aggiunge il CEO, “auspichiamo che la quotazione ci permetta di reperire le risorse per finanziare il nostro sviluppo con la flessibilità e tempestività tipica della Borsa. Flessibilità e prospettive date anche dalla struttura di warrant che ci darà la possibilità di raddoppiare la raccolta nel tempo e dalla delega concessa al CdA ad aumentare il capitale per ulteriori 5 milioni”.
“E non è tutto in quanto”, sottolinea Petti, “la quotazione ci permetterà anche di effettuare eventuali acquisizioni utilizzando le azioni quotate quale strumento di pagamento e di divenire un polo aggregante per piccole realtà sinergiche”.
“Oltre agli aspetti squisitamente finanziari”, prosegue l’AD, “riteniamo che la quotazione ci dia vantaggi pure in termini di maggiore visibilità e standing, utili per proseguire il nostro percorso di crescita indipendente. Ci proponiamo al mercato con una struttura da public company sperando, con i risultati, di ripagare la fiducia che ci è stata concessa mettendo a frutto con successo le risorse raccolte”.
“Risorse che destineremo ad esempio al finanziamento del co-sviluppo, in ambito Sagitta, dei nuovi test molecolari (anticipazione finanziaria per i collaboration revenues) e al lancio sul mercato dei prodotti da laboratorio basati su NanoHybrid Fluo, identificando anche un partner con cui co-sviluppare il sistema POC basato su tale tecnologia (fluorimetro portatile per leggere cartucce contenenti nanointerruttori per decentralizzare e rendere immediata l’attività diagnostica/teranostica).
“Infine, sul fronte della ricerca”, conclude Petti, “puntiamo, attraverso le risorse introitate, a finalizzare Nanohybrid Elettro, soluzione disruptive che permette di sviluppare poc retail con il vantaggio di una diagnostica immediata decentrata, e di proseguire l’attività relativa agli aptameri, tecnologia all’insegna dell’alta innovazione e delle ottime prospettive”.
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