Si riporta l’andamento odierno dei principali titoli internazionali del settore energetico e delle utilities:
In ribasso i principali indici europei. Il Ftse Mib cede lo 0,8%, il Dax lo 0,2%, mentre il Ftse 100 in lieve rialzo (+0,3%). A Wall Street, Nasdaq a -1%, Dow Jones a -0,8%, S&P 500 a -0,7%.
Non scemano le vendite sul petrolio, con entrambi i contratti in ribasso (Wti -0,4% a 66,75 dollari al barile e Brent -0,2% a 69,36 dollari al barile) per la quarta sessione consecutiva. “La minaccia alla domanda di petrolio dalla variante Delta, combinata con la domanda stagionalmente più bassa in arrivo e l’aumento della produzione di petrolio dall’Opec+ stanno rendendo la vita più difficile ai prezzi del petrolio”, ha spiegato Helge Andre Martinsen di Dnb Markets.
Dal punto di vista della domanda, i processi giornalieri di greggio in Cina, il primo importatore petrolifero al mondo, sono calati a luglio ai loro minimi dal 2020, dopo che gli stabilimenti indipendenti hanno tagliato la produzione a causa di quote minori, un alto numero di scorte e utili in calo. Anche la produzione industriale e la crescita delle vendite al dettaglio in Cina sono rallentate a luglio, mancando le attese, a causa del Covid-19 e delle alluvioni.
“Più che dalla presa di Kabul, il calo del prezzo del petrolio è stato accelerato dalle preoccupazioni sulla diffusione della variante Delta in Cina e sui possibili impatti dell’evoluzione della pandemia sulla domanda di oro nero. Queste preoccupazioni sono state alimentate dai dati relativi al mese di luglio pubblicati lunedì notte in Cina dall’Ufficio Nazionale di Statistica, che sono stati inferiori alle aspettative su tutta la linea”, ha confermato Aneeka Gupta, Director Research di WisdomTree Europe.
Il mercato ha così bypassato la notizia della crescente produzione di shale oil negli Stati Uniti. La produzione di questa tipologia di greggio dovrebbe salire a 8,1 milioni di barili al giorno a settembre, il livello più alto da maggio 2020, secondo il rapporto mensile dell’Energy Information Administration. Gli investitori ora attendono i dati sul petrolio greggio degli Stati Uniti dall’American Petroleum Institute.
La scorsa settimana l’amministrazione Biden ha richiesto all’Opec e ai suoi alleati di aumentare la produzione per contrastare la crescita dei prezzi della benzina. Tuttavia, alcune fonti hanno riferito all’agenzia Reuters che il gruppo ritiene che i mercati petroliferi non necessitino di un’offerta di greggio superiore a quanto previsto per i prossimi mesi.
Secondo quanto riporta Bloomberg, Saudi Aramco è in trattative avanzate per acquisire una quota dell’attività di raffinazione del petrolio e chimica dell’indiana Reliance Industries. Il colosso saudita sta discutendo l’acquisto, tutto in azioni Aramco, di una quota di circa il 20% di questa divisione per circa 20-25 miliardi di dollari. Reliance, fondata dal miliardario indiano, Mukesh Ambani, potrebbe concludere il deal con Aramco già nelle prossime settimane e, se l’intesa dovesse andare in porto, legherà ancora di più il più grande esportatore di petrolio al mondo con uno dei maggiori consumatori di energia.
Tale deal aumenterà le vendite di greggio di Aramco in India. Mentre nel caso di Reliance non solo le permetterà di avere una fornitura costante di petrolio per le sue raffinerie, ma la renderà anche un’azionista di Aramco. Infatti, sulla base della valutazione di mercato di Aramco di circa 1,9 trilioni di dollari, l’intesa darà a Reliance una quota di circa l’1% del colosso saudita.
Sempre Saudi Aramco vorrebbe inoltre raccogliere almeno 17 miliardi di dollari dalla vendita di una significativa quota di minoranza dei suoi gasdotti, è quanto riferiscono fonti vicine alla Società.
La russa Lukoil ha iniziato i lavori di esplorazione al largo delle coste del Messico, un Paese in cui la compagnia petrolifera ha incrementato le attività negli ultimi anni. “Lukoil ha iniziato a perforare il primo pozzo esplorativo del blocco 12 situato nell’area meridionale del Golfo del Messico”, ha affermato il gruppo, dichiarando una profondità dell’acqua nel sito di perforazione di 207 metri. La joint venture formata da Lukoil (60%) ed Eni (40%) ha acquisito la licenza per esplorare e produrre in questa area nel 2017, a 50 km al largo dello stato di Tabasco. A inizio agosto Lukoil aveva già trovato petrolio in due località del Golfo del Messico, sempre con Eni. A luglio ha raggiunto un accordo da 435 milioni di dollari per cooperare in un’area del Golfo, i cui primi risultati sono attesi nel terzo trimestre 2021