Mps ha predisposto una data room focalizzata sugli aspetti inerenti ai crediti deteriorati e crediti classificati come “Stage 2”, a cui ha avuto accesso AMCO, la controllata del Tesoro attiva nella gestione e nel recupero degli Npe.
Secondo rumor riportati da Il Sole 24 Ore, dopo settimane di approfondimenti e rilievi tecnici, si starebbe iniziando a ragionare sull’ammontare dei crediti in capo alla banca senese che potrebbero finire in capo ad AMCO, che potrebbe essere nell’intorno di circa 8 miliardi.
Tuttavia, tale importo, sarebbe ancora preliminare e potrebbe essere rivisto al rialzo o al ribasso, dato che le analisi e confronti stanno ancora proseguendo, ma ad oggi sarebbe questo l’importo su cui si starebbe discutendo.
Di suddetto ammontare, aggiunge il quotidiano, 4,2 miliardi farebbero riferimento a non performing exposure (di cui 1,6 miliardi di sofferenze e 2,5 miliardi di incagli) e circa 4 miliardi ai cosiddetti crediti classificati come “Stage 2”, cioè crediti formalmente ancora in bonis ma che presentano segnali di un possibile rischio di prossimo deterioramento.
Nel bilancio di Mps figurano circa 15,2 miliardi di questa tipologia di crediti e 65 miliardi di crediti in bonis (“Stage 1”), che, a seguito della potenziale fusione, confluirebbero direttamente sul bilancio di UniCredit, a eccezione degli attivi eventualmente rilevati da Mediocredito Centrale, da ieri è ufficialmente entrata in data room.
In merito ai crediti classificati in Stage 2, si starebbe ragionando sulla possibilità di “neutralizzare” i rischi di deterioramento di tali prestiti, lasciando però d’altra parte aperta la porta a una loro “rivitalizzazione”, poiché riguarda rapporti con clienti non ancora in default, che quindi rappresentano un’occasione di business potenziale per la banca.
Le possibili soluzioni potrebbero essere la cessione tout court (che dovrebbe essere effettuata a condizioni di mercato secondo i diktat della Commissione Europea) del portafoglio da Mps ad AMCO o una modalità che consenta di proteggere i crediti dal deterioramento tramite una cartolarizzazione “sintetica”, permettendo a UniCredit di mantenere a bilancio i crediti a fronte del pagamento di una commissione annua.
In caso di deterioramento del credito si procederebbe con la cessione ad AMCO, con eventuale recupero delle commissioni pagate in precedenza.
Secondo quanto si apprende da La Repubblica, UniCredit vorrebbe garanzie aggiuntive dal Tesoro sui suddetti 15 miliardi di crediti classificati “Stage 2” di Mps, aggiungendo che questi crediti potrebbero venire cartolarizzati in modo da ridurre i rischi su UniCredit in caso di acquisizione della banca toscana (indiscrezioni riportate anche da Il Sole 24 Ore).
Le operazioni potrebbero ricalcare le cartolarizzazioni sintetiche stipulate da Mps lo scorso 23 luglio, quando su 1,4 miliardi di prestiti ad alcune PMI, classificati prevalentemente proprio COME “Stage 2”, trasferì il rischio di prima perdita (una tranche Junior e le due Mezzanine delle operazioni) al fondo specializzato Christofferson Robb & Company tramite un contratto di garanzia.
Secondo il giornale, l’analisi di UniCredit avrebbe fino a questo momento acconsentito di rilevare solo 30 miliardi di crediti sul massimo di 80 miliardi annunciato come valore di riferimento a fine luglio.
Intorno alle 11:40 a Piazza Affari il titolo Mps guadagna lo 0,3% a 1,13 euro, mentre le azioni UniCredit salgono dell’1,4% a 10,72 euro. L’indice di settore segna un rialzo dell’1 per cento.