Mps ha aperto la data room a Mediocredito Centrale (Mcc) limitatamente alle informazioni relative “ad una selezione di sportelli bancari”.
Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, l’istituto a controllo pubblico guidato da Bernardo Mattarella potrebbe essere potenzialmente interessato a valutare 100-150 sportelli operativi nel Sud Italia che potrebbero dover essere ceduti anche per ragioni antitrust UniCredit.
Secondo il quotidiano, una tale operazione non avrà effetti neutrali, in quanto gli sportelli non hanno più un valore di mercato, e potrebbero fare emergere un badwill nel caso il deal avvenisse per importi molto bassi. Tuttavia, chi acquista le filiali deve considerare i rapporti che esse hanno in capo, in primis gli impieghi, che impatta sui requisiti patrimoniali; ragione per cui Mcc potrebbe necessitare di un aumento di capitale per fare fronte ai fabbisogni patrimoniali che dovessero emergere.
Un quadro più chiaro lo si potrà avere solo dopo l’accesso alla data room, appena formalizzato. Secondo il giornale, l’ammontare dovrebbe essere nell’ordine di qualche centinaia di milioni di euro, che più o meno coincide con quanto era rimasto come importo residuo (400 milioni) nel fondo da 900 milioni previsto dalla legge che ha consentito l’acquisto di Banca Popolare di Bari da parte di Mcc due anni fa, poi utilizzati dal governo Conte per ricapitalizzare l’ex Ilva attraverso Invitalia. L’esecutivo dovrebbe quindi rifinanziare suddetta legge con 300-400 milioni.
Secondo quanto riporta Il Messaggero, sarebbero circa 300 le filiali che UniCredit dovrebbe cedere nell’ottica della fusione con Mps. Tali sportelli sarebbero situati in Lombardia, Veneto e in regioni dal Lazio in giù dove la quota di mercato dell’istituto guidato da Andrea Orcel è superiore al 30 per cento.
Il quotidiano aggiunge che, dato l’interesse per Mcc solo per le filiali del Sud, per gli sportelli lombardi e veneti UniCredit dovrebbe sondare qualche altra banca, citando Banco Bpm e Bper.
Il Sole 24 Ore riporta che, oltre alla questione crediti e sportelli, ci sono altre questioni da definire, tra cui i rischi legali in capo alla banca senese, che potrebbero confluire in una bad bank, i potenziali esuberi e il destino degli asset destinati a rimanere fuori dal perimetro di acquisizione di UniCredit (Mps Capital Services e la società informatica della banca senese).
Una quadra di massima potrebbe essere definita nei prossimi giorni e, nel caso, potrebbe essere prorogata la due diligence, in modo da mettere in piedi l’architrave dell’operazione, che dovrebbe essere approvata dai cda entro fine anno. Una della condizioni poste da UniCredit è la neutralità sul capitale.
A sostegno dell’operazione potrebbe tornare in auge la norma (inserita nella prima bozza del decreto Sostegni Bis e poi eliminata) che prevede il rialzo della soglia per convertire le Dta in crediti fiscali dal 2% al 3% delle attività della banca acquisita (la dote salirebbe da 2,2 a circa 3 miliardi).