UniCredit e il Tesoro, azionista di controllo di Mps con il 64,2% del capitale, vanno verso una proroga dei negoziati sulla vendita della banca senese oltre il termine dell’esclusiva, che scade oggi.
Lo si apprende da MF, ricordando che il Ceo Andrea Orcel nel corso della conference call di fine luglio aveva indicato un termine di 40 giorni ma il confronto proseguirà per continuare le analisi, che sarebbero già in una fase avanzata, e quindi le trattative.
Nell’ambito dell’operazione UniCredit, subordinatamente alla definizione del perimetro dell’operazione, punta a circa 3,9 milioni di clienti, 80 miliardi di crediti alla clientela, 87 miliardi di depositi della clientela, 62 miliardi di masse in gestione e 42 miliardi di masse in amministrazione.
Il deal permetterebbe al gruppo di rafforzare il posizionamento competitivo in Italia e in particolare nel Centro-Nord, dove si trova il 77% degli sportelli di Mps, contribuendo fra l’altro a una crescita della quota di mercato in Toscana di 17 punti percentuali, in Lombardia e in Emilia Romagna di 4 punti percentuali e in Veneto di 8 punti percentuali.
Tra i principali presupposti concordati tra la banca di piazza Gae Aulenti e il MEF per verificare la fattibilità dell’operazione Mps a livello patrimoniale ed economico, si evidenziano:
- la neutralità della stessa rispetto alla posizione di capitale del gruppo su base pro forma;
- un accrescimento significativo dell’utile per azione dopo aver considerato le possibili sinergie nette dell’operazione ed in ogni caso il mantenimento dei livelli attuali di utile per azione anche prima di tener conto delle possibili sinergie al 2023;
- l’esclusione di contenziosi straordinari non attinenti all’attività di ordinaria gestione bancaria e di tutti i relativi rischi legali, attuali o potenziali;
- l’esclusione dei crediti deteriorati e l’adeguata copertura di eventuali ulteriori rischi di credito che siano identificati anche a seguito della due diligence attraverso modalità da definire;
- l’accordo sulla gestione del personale in funzione del compendio inerente all’esercizio delle attività commerciali, al fine di assicurare un’integrazione agevole, rapida ed efficace del business nel gruppo.
La due diligence si sarebbe rivelata più complessa del previsto e, quindi, è necessario ancora altro tempo, che si rivelerà importante anche per Mediocredito Centrale, entrata nella data room nei giorni scorsi, per analizzare dettagliatamente le informazioni relative a un perimetro ben preciso di sportelli in capo alla banca senese.
Sull’operazione, secondo quanto si apprende da MF, vigila la Dg Comp della Commissione Europea, con cui il Tesoro ha in corso interlocuzioni in merito. In particolare, all’attenzione di Bruxelles ci sarebbero due questioni: la cessione dei circa 8 miliardi di crediti problematici ad AMCO (4,2 miliardi di Npe e 4 miliardi di crediti in bonis a rischio) e l’esclusione dal bilancio della good bank dei rischi legali, pari a 6,4 miliardi di petitum complessivo.
Su suddette tematiche l’authority europea vorrà accertarsi che quanto predisposto dal MEF rispetti la concorrenza e la normativa sugli aiuti di Stato.
Nel frattempo, sulla questione sono intervenuti anche i sindacati. Se il cda di Mps “dispone di informazioni che non sono a conoscenza dei sindacati è con i rappresentanti delle lavoratrici e dei lavoratori che si deve aprire una interlocuzione rispettosa del metodo e dei rispettivi ruoli”, hanno fatto sapere in una nota.
Intorno alle 10:10 a Piazza Affari le azioni Mps cedono l’1,5% a 1,09 euro, mentre le azioni UniCredit lasciano sul terreno l’1,7% a 10,73 euro. L’indice di settore segna un ribasso dell’1,4 per cento.