UniCredit, attualmente impegnata sul fronte Mps, starebbe valutando di ripensare il modello delle partnership commerciali, in particolare quelle relative all’asset management e al settore assicurativo, anche in vista del nuovo piano industriale che dovrebbe vedere la luce a novembre.
Lo si apprende da Il Sole 24 Ore, secondo cui la banca si trova a dover decidere se riportare all’interno del proprio perimetro, magari attraverso acquisizioni, nuove fabbriche prodotto (dopo le cessioni degli ultimi anni), oppure proseguire con l’attuale assetto, basato su società esterne e regolato da accordi commerciali, che però potrebbero necessitare di una significativa revisione, a seguito del mutato scenario macro causato dal Covid-19.
UniCredit, come riportato anche d Bloomberg, punterebbe quindi a rivedere gli accordi di distribuzione di prodotti per la gestione patrimoniale (dove ne conta circa 25 sul fronte wealth e una dozzina in ambito retail e private), tra cui quello con Amundi in scadenza nel 2026, in chiave migliorativa.
In base all’accordo con Amundi, siglato nel 2016 nell’ambito della cessione della società di asset management Pioneer per 3,5 miliardi, UniCredit è tenuta a mantenere un livello di vendite garantite ai suoi clienti wealth che la banca giudica insostenibile. Le interlocuzioni formali non sono ancora partita, e nessuna rinegoziazione è stata ancora decisa, ma UniCredit intende ragionare sulla questione con il colosso francese del risparmio gestito.
I rumor, se confermati, sarebbero in linea con quanto era venuto fuori dalla conference call sui risultati del primo semestre 2021, dove l’Ad Andrea Orcel aveva escluso l’interesse a internalizzare le fabbriche prodotto, mentre ci sarebbe l’interesse nell’estrarre maggiore valore dagli attuali accordi tramite una rinegoziazione dei termini con i propri partner, secondo quanto riporta MF.
Il Ceo Orcel, riporta sempre il Sole 24 Ore, starebbe riflettendo inoltre su uno sfoltimento delle partnership assicurative in essere in Italia e all’estero. Sono cinque i partner dell’istituto in questo settore, tra joint venture e accordi di bancassurance, un numero considerato eccessivo dal banchiere.
In Italia sono in essere accordi, nel danni, con la tedesca Allianz (CreditRas, al 50%) e l’italiana Unipol (Incontra Assicurazioni, 49% UniCredit, 51% con Unipol). Nel ramo vita, c’è una joint venute con Allianz (CreditRas Vita, sempre al 50%) e la francese Cnp (Cnp Vita, 39% UniCredit), subentrata recentemente ad Aviva in Aviva Vita, dove UniCredit ha in capo il 49 per cento.
All’estero ci sono accordi distributivi in esclusiva con Allianz (in Germania, sia nel danni sia nel vita), mentre in Austria è in essere una partnership con Ergo (gruppo Munich Re, sia nel danni che nel vita), mentre nell’Europa dell’Est UniCredit è alleata di nuovo con Allianz e con Generali per il comparto dell’assicurazione del credito (credit protection insurance).
Inoltre, nel caso fosse finalizzata l’operazione Mps, potrebbe arrivare in dote la partnership nella bancassurance tra la banca toscana e la francese Axa. UniCredit potrebbe voler avere la possibilità di ridefinire in una fase successiva tale accordo o di estendere sulla rete di Mps che rileverà gli accordi in essere. Tuttavia, secondo quanto riporta il quotidiano, un eventuale scioglimento della partnership con Axa potrebbe comportare un esborso di circa 1 miliardo a favore della compagnia francese a seguito del cambio di controllo.
Tornando all’operazione Mps, secondo quanto riferito da Il Messaggero l’esclusiva, scaduta l’8 settembre, tra UniCredit e il Tesoro per l’acquisto di alcune parti selezionate dell’istituto toscano è stata tacitamente prorogata di un mese per consentire alcuni approfondimenti.
Secondo quanto riporta la stampa, per il segretario generale di FABI, Lando Maria Sileoni, un eventuale accordo tra UniCredit e il Tesoro su Mps sarebbe positivo “perché l’alternativa oggi è il fondo Apollo che è un fondo altamente speculativo. E, quindi, tra una banca italiana e un fondo speculativo io propendo per salvare, attraverso una banca italiana, la clientela, 21.0000 dipendenti e 21.000 famiglie”.
Intorno alle 11:50 a Piazza Affari il titolo lascia sul terreno lo 0,3% a 10,72 euro, mentre l’indice di settore sale dello 0,6 per cento.